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L'unica pecca è che ci sia uno sconfitto

L'unica pecca è che  ci sia uno sconfitto

«La cosa migliore del tennis è che non puoi giocare con l'orologio». Lo diceva Andre Agassi, quando ancora nessuno aveva pensato che le partite fossero troppo lunghe. Invece adesso, in questa vita mordi e fuggi, perfino Wimbledon si è piegata al fast food: là dove si è disputato il match più lungo di sempre (il famoso 70-68 al quinto set tra Isner e Mahut), hanno messo un orologio virtuale diverso da tutti. Si gioca il tie break nel set finale, ma sul 12-12. Un ibrido, che ha trovato la sua sublimazione nella finale di ieri. Insomma: il problema non è solo che nel tennis vince uno solo, ma che negli sport come il tennis non esista il pareggio. Ha vinto Djokovic, ha perso Federer, ma sarebbe stato ingiusto anche il contrario. «Il pareggio è come baciare tua sorella», sosteneva il mitico coach di football americano Vince Lombardi. Ma ci sono giornate in cui non baceresti proprio nessuno e che resteresti lì a guardarti una partita di tennis senza vincitori.

All'infinito.

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