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Macché Brexit, sarà il calcio a far vacillare... l'Europa

La rivoluzione Champions invaderà i week end di campionato. Premier e Liga sono già contrarie

Macché Brexit, sarà il calcio a far vacillare... l'Europa

A Nyon continuano a minimizzare. Dal quartier generale della Uefa non trapela nulla, o quasi. Perché l'argomento è altamente scottante, in ballo c'è il futuro del calcio europeo. Quello d'èlite, dei campioni di primo firmamento, dei club galattici. Un circo mediatico-sportivo globale, che va lusingato, protetto e preservato. Ma, se possibile, anche modificato, per compiacere club e sponsor, tv e fatturati. E scongiurare lo scisma - tra le federazioni internazionali e, appunto, le società calcistiche - dalle conseguenze epocali. Un rischio che dopo il meeting informale, che si è svolto martedì nella piccola cittadina svizzera, appare eliminato. Almeno per il prossimo futuro. Attorno al tavolo si sono seduti i vertici dell'ECA, lo European Club Association, e i massimi dirigenti della Uefa. Argomento del giorno, la riforma (o meglio, la rivoluzione) della Champions League.

Un'occasione per fare il punto della situazione sul calcio che verrà, verificare anche gli ultimi dettagli, in vista del 24 maggio, quando la Uefa presenterà il nuovo formato del torneo più prestigioso. La risposta istituzionale alla suggestione di una Super Lega europea, progetto ormai accantonato dallo stesso presidente dell'ECA, Andrea Agnelli. Per il debutto della nuova Champions bisognerà però attendere qualche anno, con ogni probabilità il 2024. L'alternativa 2021 appare troppo ravvicinata. Tanti, troppi gli interessi economici per accomodare nel giro di un paio di anni le esigenze della nuova coppa. Che si disputerà - per ovvie ragioni di attrattiva televisiva - anche il sabato (dai quarti di finale), sconfinando dunque nei calendari domestici. E possibilmente occupando i prime-time dei palinsesti di tutta Europa, garantendo più sponsor, e dunque maggiori introiti.

Ma la più profonda (e controversa) novità riguarderà il format della competizione, con l'adozione di un sistema che prevede retrocessioni e promozioni. Non una competizione ad inviti, insomma, come erroneamente anticipato in passato, bensì una formula del tutto simile a quanto già avviene in un'altra competizione Uefa (non per club, ma di nazionali), la Nations League. Diretta conseguenza del nuovo formato sarebbe il restringimento d'ingresso per la maggioranza dei club - a prescindere dai risultati sportivi nei rispettivi campionati nazionali - a favore dei club più potenti, di maggior storia e blasone. Anche per questo finora la Uefa aveva sempre sollevato dubbi, preoccupata dall'inevitabile calo di interesse per i tornei dei singoli paesi. Obiezioni sono state sollevate anche da due delle leghe più importanti d'Europa. La Premier League, il campionato più ricco al mondo, si è già detta contraria a cedere all'Europa i suoi weekend, teletrasmessi in tutto il mondo. In tempo di Brexit il calcio inglese non sembra disposto a rinunciare anche ad un solo spicchio della propria sovranità. Le ragioni di portafoglio sono fin troppo evidenti: grazie ai suoi sontuosi contratti televisivi, anche l'ultimo club inglese incassa più di chi vince il campionato francese. Un secco no è giunto anche dalla Spagna, dove Javier Tebas, capo della Liga, teme il sequestro dei suoi gioielli più preziosi, Real Madrid e Barcellona.

Differenze e contrasti che scompaiono, però, di fronte allo scontro - in atto ormai da diversi anni - tra Uefa e Fifa. Motivo del contendere, il nuovo mondiale per club che dal 2021 si disputerà tra luglio e agosto, esteso a 24 club (8 europei). Un allargamento al quale si è opposto il presidente della Uefa, Aleksander Ceferin, con le altre 5 confederazioni schierate al fianco del numero uno Fifa, Gianni Infantino. In attesa che la Uefa comunichi i criteri di selezione, anche l'ECA ha già fatto sentire la sua voce, dichiarandosi «assolutamente contro l'approvazione» del nuovo torneo. Un netto rifiuto accompagnato dall'implicita minaccia di boicottarlo. Ma Infantino, spalleggiato dallo European Leagues, che rappresenta gli interessi delle Leghe nazionali, sembra intenzionato ad andare per la sua strada.

Una prova di forza per imporre il suo controllo sul mondo del calcio, anche quello di club.

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