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Magnini choc, chiesti 8 anni "Indagine assurda"

Magnini choc, chiesti 8 anni "Indagine assurda"

Sergio Arcobelli

«È un'evidente ingiustizia». Il giorno dopo la richiesta choc di otto anni di squalifica da parte della Procura Antidoping Nado Italia nei confronti di Filippo Magnini, l'ex nuotatore pesarese rompe il silenzio e va al contrattacco. Il bicampione del mondo dei 100 sl, che si è ritirato a sorpresa lo scorso dicembre proprio durante gli assoluti invernali, è indagato (insieme all'ex compagno di Nazionale Michele Santucci, per lui la Procura chiede 4 anni) per la violazione degli articoli 2.2, 2.8 e 2.9 del codice Wada. Tradotto: consumo o tentato consumo di sostanze dopanti e favoreggiamento. Insomma, le prove raccolte potrebbero costare caro al Re Magno.

È pur vero che, giusto un anno fa, la Procura della Repubblica di Pesaro aveva scagionato, perché estraneo ai fatti, Magnini per i rapporti con il nutrizionista Guido Porcellini, dal canto suo a processo per commercio di sostanze dopanti, falso, ricettazione e uso di farmaci guasti. «Dopo tutta la collaborazione prestata nelle indagini - si difende in un comunicato l'ex nuotatore pesarese - e dopo essere stato prosciolto dalla Giustizia ordinaria penale, in questi otto mesi di strazio per me, leggo che il mio nome viene ancora sbattuto in prima pagina accostato alla parola doping. È un'indagine vergognosa».

Fatalità o meno, Magnini in tutta la sua carriera ha fatto del motto I'm doping free una campagna e il suo mantra e adesso si ritrova invischiato in questa assurda vicenda doping. «Ma in 20 anni di carriera ai massimi livelli, mai era comparso il binomio Magnini-doping, se non per le mille battaglie contro il doping alle quali ho prestato la mia immagine e la mia anima».

Da simbolo dello sport pulito agli otto anni di squalifica per doping richiesti da Nado Italia.

Com'è si è arrivati a tutto ciò? A settembre l'ardua sentenza.

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