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Mamma Zaniolo, quegli insulti e il suo torto: non essere nera

Mamma Zaniolo, quegli insulti e il suo torto: non essere nera

Non è un calcio per educati. In attesa di sventolare il tricolore, in omaggio alle due partite della nazionale, registriamo le solite baruffe condominiali, condite da insulti razzisti e amenità varie. I dibattiti sulla discriminazione, territoriale e di razza, hanno occupato giornali, radio e televisioni ma tra le mille parole, pensieri e indignazioni, non risulta si siano registrate reazioni poderose ai cori che, durante Parma-Roma, hanno riguardato la signora Francesca Costa. Chi sarà mai costei? Già la domanda prevede l'ignoranza faziosa, perché Francesca Costa è sposata a Igor Zaniolo ed è madre di Nicolò. Nei suoi confronti, una fettina dello stadio di Parma, ha rivolto insulti relativi al mestiere così definito, per errore, il più antico del mondo. Strillare ripetutamente e in baldoria che la madre di Zaniolo sia una malafemmina non ha urticato nessuno dei famosi benpensanti, se non la stessa signora con ha replicato con una docile frase «meglio l'invidia che la compassione». Le depositarie del metoo e i juke box dello sdegno non hanno urlato e non sono scesi in piazza, ma al di là di cortei e fiaccolate, ormai abbiamo svoltato, il football non è più un'isola e nemmeno del tesoro, rispecchia la maleducazione itinerante, è lo sfogatoio di allenatori ribelli, calciatori ammutinati, fuoriclasse cafoni. Molti, in campo, si coprono la bocca per mascherare il frasario, altri, sui gradoni, si coprono il volto come i banditi del far west, aggiungiamo alla cloaca massima, una parte dei giornalisti urlanti e sgrammaticati. Il totale conferma che, in fondo, Francesca Costa non sia una martire, non sia nemmeno una vittima ma ha una sola colpa, quella di non essere di colore, di non avere tessera politica, però di essere, non tanto donna, soprattutto madre di un calciatore. Se fosse moglie di un arbitro sarebbe anche fedifraga e il consorte, venduto e cornuto. È il nostro meraviglioso pubblico, è il calcio che ci meritiamo. Dicono che sia un problema di cultura, sostantivo utile per qualunque bisogna. Semplicemente è ignoranza.

E contro gli idioti cafoni perdi per inesperienza.

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