Calcio

Mancini fa l'ultrà, non c'è pace in Nazionale. Inchiesta federale sul calciatore della Roma

Scuse del difensore sollecitate dal club, ma ora rischia la multa o una squalifica

Mancini fa l'ultrà, non c'è pace in Nazionale. Inchiesta federale sul calciatore della Roma

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Mancini fa l'ultrà, non c'è pace in Nazionale. Inchiesta federale sul calciatore della Roma

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Gianluca Mancini dopo Francesco Acerbi, un azzurro dopo l'altro. Non c'è pace, indirettamente, per la Nazionale che aspetta la fine del campionato per preparare l'europeo di Germania. Questa volta il teatro è stato l'Olimpico, finale del derby vinto dalla Roma con gol proprio di Gianluca Mancini, di testa, su angolo di Dybala.

Terminata la sfida, Mancini invece di ritagliarsi il giusto trionfo da protagonista, si è diretto verso la curva sud, il cuore pulsante del tifo giallorosso, ha raccolto un bandierone con i colori della Lazio, il drappo anti-Lazio e un mega topo al posto dell'aquila, animale simbolo del club biancoazzurro e l'ha sventolato più volte. Immortalato da foto e video, l'episodio è diventato il caso scottante del derby romano, aperto dagli scontri tra le due opposte fazioni di ultrà. Ieri, immancabile, è scattata l'indagine della procura federale deputata a intervenire per eventi sfuggiti all'arbitro rientrato regolarmente nello spogliatoio.

Mancini, sollecitato dalla società, si è poi scusato con un post nel quale ha provato ha impostare la propria linea difensiva: dapprima ha parlato di clima goliardico, poi ha spiegato di aver ricevuto il bandierone dai tifosi infine ha ripetuto che non voleva offendere. A questo punto Mancini dovrà essere interrogato dal dottor Chinè e fornire la versione ufficiale dell'avvenimento. Rischia una sanzione che va dall'ammenda alla squalifica per infrazione dell'articolo 4 del codice di giustizia sportiva il quale fa obbligo ai tesserati «di condotta espressione di lealtà, correttezza e probità», tutti elementi che non compaiono in quelle scene.

A dire il vero Mancini non è il primo a travestirsi da ultrà. È già successo a Dimarco dopo il derby di Champions del torneo passato e in passato ad Ambrosini al ritorno da Atene dopo la finale vinta con il Liverpool. A completare il quadro c'è da registrare la presenza, schierato tra gli ultrà, dell'ex laziale Radu, 37 anni, con un cappellino che riproduce le due s del club biancoazzurro con la tipica grafia nazista. La foto, finita sulla pagina ufficiale della serie A, è stata rimossa.

Ma il vero nodo della vicenda Mancini è un altro e riguarda proprio il ct Spalletti e il presidente federale Gravina. Il club Italia si ritrova per la seconda volta nel giro di qualche settimana coinvolto in un caso molto scomodo dopo quello di Acerbi. Chi fa parte del giro degli azzurri ha forse una doppia responsabilità rispetto ad altri colleghi e se, in una precedente occasione, il ct ha fatto una filippica per l'uso prolungato notturno della playstation (Scamacca non fu convocato per questo), questa volta ha il dovere di intervenire per non lasciar cadere un argomento così delicato e importante.

In passato per molto meno, i ct presero provvedimenti drastici nei confronti di calciatori convocati a Coverciano.

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