Marotta, pazza Inter sul lettino E si agita il fantasma di Conte

L'ad affronta la sua prima crisi nerazzurra: trema Spalletti tra mal di pancia e le voci sull'ex ct per la rivoluzione estiva

Marotta, pazza Inter sul lettino E si agita il fantasma di Conte

Beppe Marotta l'ha capito subito che all'Inter c'era tanto da lavorare. Magari sperava solo in un ingresso in punta di piedi. Invece dal suo arrivo è stato un susseguirsi di problemi dentro e fuori dal campo. Il rinnovo di Icardi scandito dai tormentoni social e tv di Wanda Nara; il caso-comportamentale Nainggolan; il caso-contrattuale Perisic. E poi i risultati con un inizio d'anno da dimenticare: il pareggio in casa con il Sassuolo e la sconfitta con il Toro. Domenica era la prima volta che Marotta tornava da dirigente nella Torino dove con la Juventus ha dominato in lungo e in largo l'Italia. Invece stavolta ha dovuto fare i conti con la prima crisi da amministratore delegato nerazzurro. A trecentosessanta gradi. Perché potrebbe innescare in anticipo una rivoluzione dalla quale potrebbero essere esclusi molti degli attori attuali. A partire da Luciano Spalletti. Ieri c'è stato un vertice in sede tra il presidente Steven Zhang, Marotta e Piero Ausilio. Sarebbero emersi diversi mal di pancia nello spogliatoio. Situazione rischiosa che potrebbe compromettere il proseguo per la stagione. Alla sera ai tre si è unito lo stesso Spalletti (oltre all'altro ad Antonello e al dg Gardini) per una cena da Cracco nel cui menù c'era il mercato, ma soprattutto la necessità di un confronto per capire anche come il tecnico intende affrontare il momento delicato, individuare le vie d'uscita.

La partita con il Torino potrebbe essere spiegata con un allarmante scollamento all'interno dello spogliatoio. La faccia di Miranda al momento della sostituzione diceva più anche dei borbottii di disappunto mentre usciva senza fretta, nonostante la squadra perdesse. Il brasiliano è uno di quelli finito nelle retrovie così come Candreva, impalpabile, e al centro delle voci di mercato. Non al livello di Perisic, che al Grande Torino è rimasto in panchina e ieri si è allenato ancora a parte, separato in casa: il croato è destinato all'Arsenal, si prova con l'Udinese per avere subito De Paul, l'alternativa è andare a prendere Carrasco in Cina. «Se uno non vuole giocare...» ha detto laconico Spalletti.

Perché Ivan è una delle sue spine, l'allenatore si era speso per convincerlo a restare in estate. L'altra spina è Nainggolan voluto fortemente, ma protagonista praticamente solo nel male. E poi c'è Icardi, il capitano che ha segnato appena tre gol nelle ultime dieci partite. Complice la frenata continua di chi insegue, per ora la zona Champions resta blindata, ma non c'è più margine di errore.

Così è fin troppo facile ridare fiato alle voci su Antonio Conte, soprattutto in vista della rivoluzione estiva. L'ombra dell'ex ct della Nazionale è sempre più ingombrante. Un profilo che si sposerebbe anche con le parole di Marotta: «Bisogna valorizzare al massimo il concetto di appartenenza». Ma il club nega di aver sondato l'allenatore pugliese. Parlava dei calciatori da acquistare, ma a breve potrebbe valere per l'allenatore. Certo Conte ha una storia a tinte bianconere, ma nessuno come lui, o comunque nessuno più di lui, ha il carisma nel convincere i giocatori a sposare una causa. E soprattutto sarebbe pronto a tornare in Italia.

L'alternativa è all'insegna dell'interismo puro, ovviamente il Cholo Simeone, la cui storia con l'Atletico Madrid potrebbe essere al capolinea. Campo e fuori, vertici e cene, per Marotta è full immersion per guarire la pazza Inter.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica