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"Meglio battere la Juve. Però il bis con l'Inter..."

Il portiere del Torino, François Gillet: "Stiamo bene e veniamo da due vittorie di fila. L'anno scorso col Bologna vinsi 3-0 a San Siro"

"Meglio battere la Juve. Però il bis con l'Inter..."

Torino - Il «Gatto» del Toro ha già vinto a San Siro contro l'Inter: 17 febbraio 2012, vestendo la maglia del Bologna. Un 3-0 che fece tanto rumore: doppietta di Di Vaio e rete di Acquafresca, servito da una rimessa dal fondo proprio di Jean Francois Gillet. Il Biondo portiere - da tredici anni in Italia - potrebbe diventare l'amuleto del Toro, che in trasferta non batte i nerazzurri da 25 anni («solo?» scherza lui) e che è sempre alla ricerca di una big da battere per la prima volta da quando Cairo è presidente.

Gillet, siete pronti per l'impresa?

«Siamo in un buon momento, arrivando da due vittorie in fila e cinque risultati utili consecutivi. Sarà una bella sfida, proveremo a giocarcela anche se non possiamo pensare di farlo alla pari. Però nel calcio tutto può accadere: lo scorso anno sbancare San Siro fu una soddisfazione immensa».

Si può già fare un bilancio di questa stagione?

«Aspettiamo la fine, è meglio. Per adesso, siamo in linea con gli obiettivi di inizio stagione: siamo neopromossi, meglio non dimenticarlo».

Che tipo è davvero Ventura, visto che al Toro allena sette giocatori che aveva già avuto nelle sue esperienze precedenti?

«Uno che tratta tutti allo stesso modo, dando e pretendendo rispetto sia da parte di chi conosce che dall'ultimo arrivato. Ed è un allenatore che non smette mai di studiare: il calcio si evolve e lo fa anche lui, preparando al meglio ogni partita. Non è che vuole sempre giocare con gli stessi giocatori, perché così non cambia metodologie di allenamento e approccio alla gara».

La porta del Toro, nonostante si tratti di una matricola che ha dovuto rinunciare spesso a Ogbonna, è rimasta inviolata per otto partite: è un dato sorprendente?

«Al Bari, sempre con Ventura in panchina, succedeva più o meno lo stesso: siamo una squadra matura e molto organizzata, tutto qui. Qualunque risultato si voglia ottenere, prendere pochi gol è fondamentale. La bravura del singolo conta, ma è più importante la compattezza di squadra nel creare un muro davanti alla propria area di rigore».

A San Siro e sempre contro l'Inter, oltre alla vittoria con il Bologna, lei ha anche conquistato la Nazionale: è uno stadio che le porta bene?

«Un po' sì. Accadde dopo la prima giornata della stagione 2009/10, a trent'anni suonati: si ricordarono di me per una serie di circostanze, forse un po' in ritardo. Però da quel momento sono sempre rimasto nel gruppo: ci tenevo».

Che tipo di portiere è Handanovic, il suo collega di domani?
«Completo, sobrio. Una garanzia. Dovendo sostituire Julio Cesar, il meglio che ci fosse».

A lei non manca una grande?

«Io sono in una grande, perché il Toro ha storia e tanto fascino. Non lottiamo per lo scudetto, ma mi godo quello che ho: sto vivendo il momento più alto della mia carriera. Non ho rimpianti: mi merito quello che ho».

Dovrebbe esserci Cassano, che all'andata le segnò il 2-0.

«Bel personaggio, con il quale ho trascorso una stagione a Bari: casinista, allegro e divertente, anche se credo si sia calmato dopo la nascita del bambino. In campo è fastidioso, non sai mai cosa aspettarti e non lo scopro certo io».

Potrebbe invece non esserci Milito, l'altro goleador dell'andata.

«Non cambia nulla: hanno talmente tanta gente brava…».

Secondo lei ha fatto bene l'Inter a lasciare fuori Sneijder fino al momento della cessione?

«Si sono dati una linea e l'hanno seguita, anche se è stato strano vedere un campione del genere in tribuna per tanto tempo. È però arrivato il momento di darsi tutti una regolata: i grandi calciatori meritano gli stipendi che hanno, ma i momenti sono quelli che sono ed è anche normale che le società facciano più attenzione ai propri bilanci».

Che squadra è quella di Stramaccioni?

«Una squadra che ha cambiato tanto e che è ancora in lotta su tre fronti. Stanno giocando tanto e potrebbero risentirne: per noi sarà un bel banco di prova».

La parte sinistra della classifica è alla vostra portata?

«Può darsi. Ma noi dobbiamo avere in testa solo il raggiungimento dei 40 punti».

Dovesse scegliere una grande da battere da qui a fine stagione?

«La Juve, perché è la squadra campione d'Italia. E perché.

vivendo in città, so che gioia regaleremmo ai nostri tifosi».

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