Basket

Quel meraviglioso "spreco" chiamato Doncic

Come Riva prima e Totti poi, un fenomeno che inanella record ed imprese ma vince poco

Quel meraviglioso "spreco" chiamato Doncic

L'estasi e il tormento, ovvero i record di Luka Doncic. Ultimo, la tripla-doppia con numeri mai visti (60 punti, 21 rimbalzi, 11 assist), nella vittoria al supplementare dei Dallas Mavericks, 126-121, contro i New York Knicks. Tripla-doppia vuol dire almeno 10 in tre diverse categorie statistiche, impresa di per sé non rarissima: Russell Westbrook dei Lakers ci è riuscito 197 volte in 15 anni di carriera, LeBron James 105 e lo stesso Doncic 53. Mai accaduto però che le tre voci fossero così ricche, e ci sta, considerando le favolose doti dello sloveno, eletto del resto Mvp dell'Eurolega nel 2018, con il Real Madrid, a 19 anni. Con i Blancos aveva debuttato sedicenne, roba mai vista prima, e nonostante la passione per un grande giocatore europeo come il greco Vassilis Spanoulis, di cui adottò il numero 7 (ora 77, ai Mavs), era parso chiaro che il suo destino sarebbe stato americano. I 18 record Nba che detiene, molti dei quali da primo giocatore della storia, parlano da soli, così come la sua fluidità nel palleggio, nel tiro, nella corsa, abbinate ai due metri di statura e alla sua intelligenza assieme ad una sorta di inevitabilità, che fanno pensare ad un giocatore irripetibile. Però

Però sembra sempre che manchi qualcosa, nel mondo di Doncic. Sembra che manchi una connessione tra le sue straordinarie imprese e i risultati dei Mavs, che pure con lui sono arrivati lo scorso anno ad un passo dalla finale Nba. C'è la percezione di un giocatore troppo bravo per la squadra in cui milita, che solo saltuariamente è riuscita a cucirgli addosso un gruppo adeguato: i record e la media attuale, di 32,8 punti, 8,3 rimbalzi e 8,7 assist narrano infatti quasi di un predicatore nel deserto. I tanti ammiratori che Doncic ha temono quindi che la sua eccellenza non produca un numero adeguato di vittorie, che in termini Nba significa solo titoli. Se in Italia c'è stato per anni il sospetto che Francesco Totti, restando a Roma dove ha vinto «solo» uno scudetto e due Coppe Italia, si sia precluso obiettivi più grandi, e magari lo stesso si era detto, nel basket, di Carlton Myers prima dei due scudetti con la Fortitudo Bologna e dell'immenso Gigi Riva per la scelta di restare a Cagliari, nella Nba e nel sistema americano, ossessionato dai record ma ancora di più dall'aggettivo winner, vincente, il pericolo è proprio quello che Doncic chiuda la sua carriera «solo» come uomo record.

Sarebbe uno spreco.

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