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#MeToo nel ciclismo La Federazione ha aperto un'inchiesta

Molestie in Nazionale, il presidente Di Rocco vuole vederci chiaro: indagine contro ignoti

di Pier Augusto Stagi

«In relazione ai numerosi articoli comparsi sui principali organi di stampa nazionale, la Procura Federale della Federciclismo ha proceduto all'apertura ed iscrizione di un fascicolo di indagine contro ignoti, avente ad oggetto presunte condotte illecite poste in essere ai danni di atlete tesserate con la Federazione Ciclistica Italiana».

Poche righe, lapidarie, in un comunicato stampa diffuso nella tarda serata di ieri dalla Federazione Ciclistica Italiana.

Una presa di posizione importante, che il presidente della Federciclismo ha salutato con soddisfazione, anche se nella nota si parla di organi di stampa, quando l'unico a prendere posizione è stato il Giornale. «È chiaro che si doveva aspettare il ritorno alle attività dopo la naturale sospensione feriale degli organi di giustizia, ma è altrettanto chiaro che questo è un problema che a noi tutti sta a cuore».

La nostra inchiesta nasce all'indomani dell'articolo pubblicato dal più importante sito di ciclismo del mondo cyclingnews il 21 agosto. Si parla di ragazze che hanno trovato la forza di denunciare i propri direttori sportivi. In particolare di Esther Meisels, 24 anni, israeliana, una delle quattro cicliste professioniste (tra loro Tara Gins e Chloë Turblin) che hanno denunciato Patrick Van Gamsen, patron di Health Mate. Sempre nello stesso articolo si fa cenno di un decalogo contro gli abusi (#MeToo cycling), messo a punto dal team tedesco Sunweb, lo stesso di Tom Dumoulin, vincitore del Giro d'Italia nel 2017.

Il Giornale riprende la notizia di un problema MeToo internazionale e rilancia (il 25 agosto) Silvio Martinello, il quale sposta le attenzioni sul nostro Paese e la nazionale di ciclismo.

Il 26 agosto Il Giornale sollecita il numero uno del ciclismo italiano, nonché vice-presidente dell'Uci, Renato Di Rocco, a commentare questi fatti. Il presidente ammette che in passato alcuni problemi c'erano stati, ma nel 2011, dopo un confronto franco e costruttivo con il diretto interessato, tutto era tornato nella norma.

Visto che al Giornale questo non risulta, e tante sono le testimonianze di chi si lamenta di un atteggiamento non in linea con il ruolo che ricopre, il 27 agosto è un padre, coperto dall'anonimato, a esternare tutta la sua preoccupazione.

L'ultima puntata della nostra inchiesta raccoglie il pensiero della prima campionessa del mondo su strada della storia, Alessandra Cappellotto, oggi impegnata come sindacalista di categoria, che parla di esasperazione-peso e propone l'abolizione dei campionati europei e mondiali per le ragazzine juniores (17/18 anni). Anche se prima c'era stato l'intervento del numero uno del Coni Giovanni Malagò, il quale riconosce il grande lavoro svolto dal nostro giornale e si fa carico del problema.

Ora la Procura Federale della Federciclismo decide di aprire un fascicolo contro ignoti, condiviso con la Procura Generale del Coni. A questo punto la palla passa alle ragazze e ai loro genitori: hanno tutto per fare chiarezza.

Purché lo vogliano.

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