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"Mi basta lo stipendio". Così Kanté rifiutò di evadere le tasse

"Mi basta lo stipendio". Così Kanté rifiutò di evadere le tasse

Quando nel luglio scorso la Francia ha vinto la coppa del Mondo, tutti i giocatori si sono passati il trofeo per posare per foto che sarebbero entrate nella storia e selfie da sfoggiare urbi et orbi. Tranne uno. N'Golo Kanté non osava toccarla quella coppa. Eppure era stato uno dei principali protagonisti di quella squadra ma no, non se la sentiva. Troppo timido lui, troppo rispettoso per fare come gli altri. È così fu N'Zonzi a prendere la coppa e a portarla da lui per permettergli di avere una foto ricordo indimenticabile. Diverso dagli altri, sempre, Kanté. Gioca nel Chelsea, è campione del mondo, ma alla sua diversità tiene tantissimo. Non vuole fare il divo, non vuole sfoggiare la sua ricchezza e il suo status di calciatorefamoso. Tanto da aver rifiutato di ricevere soldi su conti offshore dicendo che a lui bastava il normale e già lauto stipendio che percepisce.

È quanto emerge da Football leaks, quella serie di documenti rubati che stanno gettando nel panico il mondo del calcio a partire dai suoi vertici. Eppure tra le piaghe di scandali, presunte corruzioni e fiumi di denaro, emergono anche storie umane come questa. Stando a quanto riportato dal sito francese Mediapart, una società ad hoc venne registrata nel Jersey nel 2016, nel tentativo di pagare il 10% dei redditi del giocatore all'estero per evitare le tasse anche se non è chiaro se questa società fosse stata costituita dal Chelsea o dai parenti del centrocampista. Ma Kanté, venuto a sapere della cosa, avrebbe insistito per rifiutare qualsiasi pagamento off-shore. «N'Golo è inflessibile, vuole un normale stipendio», ha scritto il consulente fiscale in una mail intercettata. Ha già un coro a lui dedicato Kanté, che recita «È piccolo, è gentile, ha fermato Messi, ma tutti sanno che è un imbroglione», ironizzando proprio sulla sua serietà. Eh no, la sua serietà è una roba seria davvero.

E meriterebbe ben più di un coro.

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