Sport

Miha dà l'anima al diavolo L'indiavolato Sarri si brucia

Sinisa elogia il suo Milan: "Una squadra tosta come piace a me" Napoli opaco, gli avversari l'hanno capito... E pure il suo tecnico

Miha dà l'anima al diavolo L'indiavolato Sarri si brucia

Forse è il segno dei tempi che cambiano e del capovolgimento dei ruoli storici. Al ritorno dalla sfida di lunedì sera, il Milan quasi quasi festeggia l'1 a 1 ottenuto con il minimo sindacale di possesso palla e il Napoli prende cappello per le perdite di tempo di Donnarumma (ammonito all'8 del secondo tempo) e con le sparate di Sarri («li abbiamo costretti a giocare da provinciale») e Jorginho («li abbiamo massacrati ma la palla non voleva entrare») tradisce l'inevitabile delusione per il mancato controsorpasso. Questo Milan targato Mihajlovic è così e bisogna tenerselo così anche se il suo stile di calcio non piace al presidente Berlusconi che continua a immaginare una squadra «padrona del gioco e del campo».

Non solo perché nell'immediato i complimenti di Galliani e Lady B al gruppo offrono l'immagine di un club coeso e sereno ma perché gli otto risultati di fila conseguiti non sono una striscia da sottovalutare. Poi, ripetute le censure al copione tattico (troppo difensivo, rare le ripartenze, molti passaggi sbagliati, poco coraggio), c'è da lustrare invece il lavoro svolto da Mihajlovic che non è esattamente un fan di Arrigo Sacchi ma può diventare un perfetto allievo di Fabio Capello. Un girone fa, lo stesso Milan o quasi, finì travolto dal contropiede del Napoli oltre che dagli errori dello sbadato Zapata. Un girone dopo ecco un altro Milan, inchiodato nella propria metà-campo, capace di restringere spazi e di lasciare Higuain (a proposito: ignorata dalle tv e dall'arbitro la pedata rifilata a tradimento a Zapata, ndr) a pane e acqua grazie ai due centrali, Alex con il colombiano, senza avvertire l'assenza di Romagnoli. In altri tempi, nell'inferno del San Paolo, il Milan sarebbe affondato miseramente. Fisicamente è stato vivo fino alla fine e dal punto di vista della maturità temperamentale il progresso è sotto gli occhi di tutti. «Squadra tosta come piace a me» la definizione di Sinisa che dice di puntare al terzo posto ma sa benissimo che si tratta di un'impresa quasi impossibile. «Vediamo come finiscono i due scontri diretti prossimi» ripetono in coro da Milanello riferendosi a Juve-Inter e Fiorentina-Napoli.

E qui comincia il lamento napoletano interpretato da Sarri lui sì con toni parrocchiali. Già perché invece la chiave di lettura dei suoi recenti stenti è la seguente: 1) il gruppo, facendo giocare sempre gli stessi, ha perso brillantezza; 2) da Allegri in poi i tecnici più esperti han capito come togliere velocità al gioco del Napoli. Che il tecnico toscano si preoccupi una volta di fare le pulci al budget juventino e una volta dei diritti tv («non li venderemo all'estero se si consente a Donnarumma di perdere tempo sui rinvii»), è il segno delle difficoltà che devono invece essere superate guardando ai deficit di casa propria. Callejon e Insigne han perso smalto, Higuain, pedinato a uomo, non è più lo spara-palloni dell'andata e la sua difesa - specie sul fianco destro - non è il massimo della garanzia. Non solo.

Ma il ricorso al doppio centravanti (Gabbiadini più Higuain) può essere utile nell'assalto finale, dall'inizio può diventare una trappola mortale.

Commenti