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Milan, la difesa è un derby e all'Uefa parla dell'Inter: occhio alle ingiustizie

I rossoneri citano i cugini tra i precedenti di club sanzionati: «E sono due società della stessa città»

Milan, la difesa è un derby e all'Uefa parla dell'Inter: occhio alle ingiustizie

Due ore. Due ore di domande e risposte appuntite sono state spese per decidere il destino del Milan in Europa league. Sono state sufficienti per i cinque componenti la camera giudicante dell'Uefa riunita ieri mattina a Nyon (inizio dei lavori alle 9 in punto, alle 11 chiusura dei dossier) e forse anche per Marco Fassone che ha guidato la delegazione rossonera in Svizzera per sostenere le buone ragioni del club.

Su due pilastri si è poggiata la difesa puntigliosa del Milan: 1) giudicateci dai numeri e non dal pregiudizio verso l'azionista; 2) non potete trattarci in modo diverso rispetto ad altri club. Sarà sufficiente a evitare la cancellazione dall'elenco dell'Europa league? Più che una risposta documentata, ieri ha preso a circolare una sensazione di segno negativo così come tutte le voci arrivate dall'interno dell'Uefa nei giorni precedenti. «Siamo stati ascoltati», questa l'impressione a caldo testimoniata da Marco Fassone che ha insistito sul primo concetto espresso a voce, oltre alla memoria difensiva scritta di ben 25 pagine. «Vorremmo essere giudicati dai fatti e non dalle congetture», la frase successiva dal significato ben preciso. Il seguente: «Dobbiamo rispondere d'aver sforato il Ffp negli anni precedenti alla nostra gestione e non sul nuovo azionista». A tutela del futuro, il Milan ha esibito la lettera dettagliata preparata da Elliott che non solo ha garantito sulla «continuità aziendale» in caso di mancata restituzione del debito iniziale (303 milioni più interessi) ma ha votato a favore del piano industriale preparato dalla società.

Su un punto la delegazione rossonera ha dato battaglia. E l'Adjudicatory chamber (composta dal presidente portoghese, due componenti, uno svizzero e l'altro olandese, più due legali di cui uno polacco per la parte politico-sportiva) ha dovuto prendere nota: il rischio di commettere una grave ingiustizia rispetto ad altri precedenti. E qui l'elenco citato dai legali è destinato a provocare polemiche intestine. Perché i casi di club espulsi dalle coppe sono stati due - Dinamo Mosca (bilancio falsificato) e Galatasaray (raccomandazioni ignorate) - sostanzialmente diversi dal Milan. Non solo. Per altri club come Manchester City e Psg le cifre extra-bilancio sono state clamorosamente più alte. Anche la posizione dell'Inter è finita nelle citazioni degli avvocati di Fassone con la postilla che si tratta «di due società che si trovano nella stessa città». Come per dire: non si possono fare due pesi e due misure. Nessun riferimento a Yonghong Li e alla sua trattativa per imbarcare un socio (interessato ad acquisire il 30%): sarebbe stato inutile parlare di negoziati senza esibire un documento vincolante. E qui Fassone ha provato a svicolare anche dinanzi ai microfoni: «Sono fatti che riguardano l'azionista».

Sul mercato ha fissato i paletti: «Mirabelli ha un piano A e un piano B». Piano A con i 20 milioni in più dell'Europa league, piano B con 20 milioni in meno nel budget. A fine udienza, la delegazione del Milan ha incrociato i rappresentanti degli altri club presenti al sorteggio dei preliminari di Europa league. «Vedete - ha detto una voce fuori campo - quelli hanno bilanci da 2 milioni al massimo e faranno la coppa, il Milan ne ha uno da 230 milioni e rischia di stare fuori!». Sentenza attesa già per oggi.

In caso negativo il ricorso al Tas di Losanna è scontato.

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