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Milan-Napoli, fuori i terzi. E il napoletano Montella vuole pungere il Napoli

Il tecnico rossonero: "Sarri ha una squadra da Champions, anche come fatturato... Gli toglierei Reina, il furbo"

Milan-Napoli, fuori i terzi. E il napoletano Montella vuole pungere il Napoli

Milanello - Ha Napoli nelle vene e il Milan tatuato sul cuore. Passione scoperta da bambino quando il fratello più grande decise di portarlo, per il battesimo calcistico, al San Paolo, palcoscenico allora calcato da sua maestà Diego Armando Maradona. «E io invece mi sono invaghito di Van Basten» è la sua pudica confessione che niente ha a che vedere con l'orgoglio delle origini, conservato ed esibito senza remore («ho gli affetti e la mia famiglia a Napoli, perciò lo considero quasi un derby personale»). Piuttosto a contrariarlo è un'altra storia molto meno romantica e più terra terra. «Devo comprare i biglietti per gli amici sapendo che tiferanno contro...», il lamento citato col sorriso sulle labbra e che procura nella platea dei cronisti l'immancabile battuta («fatteli dare in omaggio dai cinesi!»). Questo è Vincenzo Montella, uno che evita ogni ostacolo, ma che a sorpresa riserva al suo gemello atipico Maurizio Sarri del quale è pure un estimatore, qualche passaggio polemico che fa notizia. Già perché nel presentare la sfida di stasera a San Siro «che non decide ma conta moltissimo», Vincenzo si è quasi divertito a segnalare tutte le virtù e le qualità del Napoli odierno che di solito vengono citate da De Laurentiis e snobbate dall'ex bancario.

«Affrontiamo il Napoli nel suo momento migliore», è il primo avviso ai naviganti rossoneri chiamati «ad alzare l'asticella, non dobbiamo accontentarci» spazzando via ogni possibile alibi, tipo le squalifiche di Romagnoli e Locatelli che pure avranno un peso stasera nella ghiacciaia di San Siro. «È una squadra molto, molto (aggettivo ripetuto due volte, ndr) forte costruita con un budget da Champions league, con un organico per giocare le tre competizioni e lo dico all'amico Sarri che so essere sensibile ai fatturati», la stilettata addolcita dalla considerazione calcistica. Sua l'osservazione statistica: «Da sette anni è in Europa, risultato mai raggiunto prima nemmeno ai tempi di Maradona, è una marcia cominciata con Benitez, gli manca solo un successo internazionale». Sua la risposta algida sulle presunte affinità elettive: «Io e Sarri siamo di due generazioni diverse, posso dire che le sue squadre sono riconoscibili, è molto seguito dalla squadra, pratica un calcio che piace». E a proposito di Maradona che è tornato a Napoli, ha toccato la fronte di qualche discepolo e abbracciato Sarri, Montella sforna una sorta di macumba travestita da battuta. «Mi auguro che li abbia distratti, Diego è uno che muove i cuori e le coscienze».

Fine del duello? Neanche per idea. Perché proprio nel finale, tra un'assicurazione sui rapporti con Berlusconi («lo sento sempre ed è molto coinvolto, se dovesse capitare di non sentirlo più vi avviso io» la promessa) e una riflessione amara sui commenti del 2 a 2 col Toro in campionato («in altri tempi sarebbe stato preso come un miracolo e invece adesso è passata come una mezza sconfitta»), c'è spazio anche per un piccolo regolamento di conti. Gli chiedono quasi a bruciapelo: «Chi toglierebbe al Napoli?». E lui d'istinto: «Reina, uno furbo». Risposta secca per ricordare ai più, arbitro compreso, la sceneggiata del portiere spagnolo che costò a Niang il secondo cartellino giallo e l'espulsione nella sfida dell'andata.

Scenetta, più o meno, replicata con la Sampdoria di recente.

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