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Il Milan parte in folle. E Giampaolo mette subito la retromarcia

L'allenatore e il problema del gol: "Chiederò ai giocatori se si deve tornare al vecchio modulo"

Il Milan parte in folle. E Giampaolo mette subito la retromarcia

Pessima la prima del nuovo Milan che sa molto di già visto. Il debutto amarissimo di Marco Giampaolo, per i suoi precedenti personali, non è una novità ma la prima sconfitta del torneo all'esordio del campionato è una batosta tremenda sulle attese sue e dello staff dirigenziale. Dice Boban, a poche ore dal viaggio a Udine: «Se non vinci e non giochi bene, la storia conterà sempre meno». Parole sante. Per il gioco bisogna aspettare, naturalmente perché nemmeno il tecnico arrivato dopo Gattuso è un mago ma qui è il risultato a mancare e a ingigantire limiti e a lanciare qualche allarme anche sulle prove delle settimane precedenti accolte tra consensi e giudizi lusinghieri.

E alla fine Giampaolo spiazza tutti: «Devo chiedere ai giocatori se è opportuno tornare al vecchio sistema di gioco». Ovvero il 4-3-3. Il problema principale, come documentato anche dall'ultima amichevole a Cesena, è il gol. Piatek è rimasto a secco per tutto il pomeriggio, Castillejo idem con patate, nemmeno l'intervento successivo di Leao, portoghese di grande futuro ma utilizzato per pochi minuti, può capovolgere l'equilibrio della sfida. Un tempo a fare torello, tocchetti laterali ripetuti, raramente cercata la profondità utile a esaltare il polacco una sola volta lanciato come si deve: questo il primo Milan. Così può soltanto esaltare la vivacità fisica e anche il coraggio dell'Udinese che nella ripresa, grazie ai cambi di Tudor, si ritrova a inseguire il successo schierando De Paul più Nestorvoski e Lasagna. E proprio al primo tocco, da calcio d'angolo, di De Paul inseguito dalla Fiorentina e rimasto per questo in panchina per oltre un'ora, arriva il gol, di testa, di Becao, il primo della sua giovanissima carriera. Chi è costui? Un ragazzo brasiliano di 23 anni pescato nel Cska di Mosca dagli osservatori dell'Udinese che hanno occhi ovunque, difensore tosto e determinato, capace di oscurare prima Piatek e poi lo stesso Castillejo.

Il gol è il problema principale del Milan passato nella ripresa da un centrocampo pieno di gialli (ammoniti Calhanoglu, Paquetà e Borini) a un trio inedito (Kessiè, Bennacer, Calhanoglu) ma non è il solo. Perché manca la corsa, fa difetto la precisione dei passaggi e dei famosi triangoli disegnati dagli schemi di Giampaolo non c'è traccia alcuna. Nessun tiro in porta nel primo tempo, un paio di conclusioni sbilenche dal limite nella ripresa che certificano la mediocrità dell'esibizione e anche il contributo di Suso prima da trequartista e poi, nel finale, da ala destra non sappiano se per scelta personale o su suggerimento dello stesso tecnico. D'accordo bisogna essere flessibili nel sistema di gioco ma questa marcia indietro la dice lunga sul fatto che il Milan vecchio non ha ancora mandato a memoria i nuovi insegnamenti. È in ritardo complessivo il Milan, ecco la sintesi. Mentre l'Udinese di Tudor sembra diventata la bestia nera.

Qualche mese prima il pari a San Siro fece perdere a Gattuso l'aereo per la Champions, ieri ha tolto dalla testa del Milan che sarà una stagione di grande rilancio di puntuali soddisfazioni.

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