Milan, la quiete (apparente) dopo il derby

Boban chiede lavoro duro alla squadra e "accorgimenti" a Giampaolo

Milan, la quiete (apparente) dopo il derby

La quiete (apparente) dopo la tempesta (del derby). Quarantotto ore dopo la sconfitta che ha messo a nudo i limiti, i difetti e gli errori grossolani del Milan (qui inteso come società, giocatori e da ultimo allenatore), Zvone Boban si è presentato, lunedì notte, all'uscita della serata Fifa alla Scala, dinanzi a telecamere e taccuini per esporre la linea ufficiale del club. È stato elegante e rispettoso con Silvio Berlusconi, il suo presidente, realista con Giampaolo, il tecnico dal quale lo separano le idee sul sistema di gioco e sulle scelte di taluni interpreti. In tutti i due i casi ha scelto con cura le parole giuste. Ad addolcire i rapporti, è intervenuto anche Adriano Galliani, l'ad del club per 30 anni adesso rimpianto dai tifosi nostalgici degli antichi trionfi. Il Milan è ben gestito, ci sono amici che se ne occupano, e troveranno loro le soluzioni», la sua mano tesa.

Alle critiche di Berlusconi Boban ha replicato così: «Ognuno è libero di esprimere le proprie idee, figurarsi poi Berlusconi che ha fatto tanto per tutti noi e per il Milan, perciò rispettiamo il suo pensiero». Sull'esibizione nel derby invece è stato più spigoloso. «Gli altri pensieri sono meno rosei, dobbiamo migliorare e cercheremo di farlo, serve solo del tempo» l'analisi. «Anche Giampaolo vuole un Milan diverso e migliore. Ci sono tante cose nelle quali dobbiamo migliorare. Sono sicuro che con degli accorgimenti e un lavoro duro e intelligente ce la faremo» la conclusione. Non sono state frasi di circostanza, contengono indicazioni precise: lavoro duro vuol dire impegnarsi di più rivolto al gruppo e capire quali sono state le scelte sbagliate rivolto al tecnico, nessun processo pubblico quindi, così come non c'è stato alcun confronto a botta calda dopo il derby. Giampaolo, Maldini e Massara ne hanno discusso solo la domenica, a Milanello.

Vedremo già domani a Torino i primi accorgimenti. Sono previsti un paio di cambiamenti oltre al ritorno di Calabria e la conferma di Theo Hernandez ma è tutta la squadra che deve cambiare passo. E risolvere, se possibile, anche il problema dei problemi: il ridotto numero dei tiri in porta (media fin qui di 2,3 a partita) che traducono l'altro deficit, la miseria di 2 gol, uno solo su azione. Sull'argomento, da raccogliere la stoccata di Luciano Moggi.

A proposito di Piatek ha sostenuto: «Pretendono i gol dal polacco, per farlo devono dargli qualche pallone!». Nel derby, tanto per completare l'argomento, Piatek ha ricevuto un solo cross, maltrattato con un colpo di testa sbilenco.

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