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Milan-Roma va sul ring. Gattuso e Di Francesco tra pugni virtuali e veri

Il rossonero: "Caratterialmente non da 4° posto". Il giallorosso: "Tutta la difesa era da cambiare..."

Milan-Roma va sul ring. Gattuso e Di Francesco tra pugni virtuali e veri

Milan-Roma: per chi suona la sveglia? Hanno entrambi ammaccature reduci da due sfide dimezzate, tradiscono turbolenze dei rispettivi popoli di tifosi e si ritrovano quasi per un regolamento di conti a poche ore dalla prima sosta del torneo. Eccoli Gattuso e Di Francesco, due sanguigni che in panchina sono capaci di tutto. Eusebio è reduce da un episodio che lo fa arrossire a dire il vero: ha preso a pugni il plexigas della panchina procurandosi una frattura alla mano e, a testa fredda, ammette «non dovevo farlo» quasi scusandosi per il gesto che è la didascalia più nota del 3 a 3 rimediato con l'Atalanta. Gattuso invece fa mulinare pugni virtuali perché è reduce da qualche disguido, frasi mal tradotte in francese per Bakayoko rimasto di sale dopo il giudizio di Napoli come testimonia l'inviato de l'Equipè arrivato a Milanello per l'occasione. «Non sparo ma sui miei giocatori» è il chiarimento crudo ma efficace di Rino destinato al francese per il quale fa ma culpa. «Ho sbagliato io a farlo allenare da mezz'ala e a schierarlo da centrale» la spiegazione didascalica che passa dalla difesa, strenua, di Biglia («lo avete massacrato, lui è fondamentale per noi, se volete la verità ho sbagliato io a sostituirlo» la feroce auto-critica).

Vivere così sulla graticola, per Milan e Roma, protagoniste attese, a pochi rintocchi dall'inizio, è certo una condizione disagiata che Rino ed Eusebio respingono con decisione. «È prematuro fare processi» sostiene il romanista. Gli fa eco il milanista: «Ci vuole tempo per sconfiggere il panico che prende il gruppo nelle curve delle partite». Il tempo, oltre che la classifica, è il vero nemico da sconfiggere. Perché non c'è il tempo per preparare la risalita, per digerire la rimonta subita dal Napoli o la siesta osservata nel primo tempo con l'Atalanta. «Chi arriva dal mondiale ha bisogno di minuti» è il pensiero di Di Francesco immaginando che N'Zonzi e soci non possono avere il passo dei giorni migliori mentre Gattuso rispolvera i tempi felici di Ancelotti quando «anche io ho visto qualche volta la Madonna, nei momenti difficili buttavamo via la palla facendo passare la buriana» il consiglio passato ai suoi cui pure continua a ordinare di uscire col palleggio. Tra difese convinte e accuse velate, il distinguo è molto complicato. Per esempio il tecnico della Roma ammette che «avrei dovuto sostituire tutta la difesa», mentre quello del Milan se la prende con Calabria («ha sbagliato tanto a livello tecnico»), assolve parzialmente Donnarumma («poteva fare qualcosa sul 2 a 2») e tira fuori dalla centrifuga Higuain, «ci fa salire, ci fa giocare meglio» insiste per evitare anche che questa vigilia si trasformi in una caccia al colpevole con danni vistosi al gruppo, già indebolito dalla gioventù. «Caratterialmente non siamo da quarto posto» è il giudizio severo di Rino che alla fine pensa solo e soltanto di ripartire dai 55' iniziali di Napoli, pieni di sapienza tattica. «Non è il palleggio il nostro problema, abbiamo pasticciato» continua a ripetere ossessivo come il suo dirimpettaio Di Francesco insiste per convincere tutti, critica e pubblico romanisti, che «non è il sistema di gioco il nostro handicap».

Perciò è vietato sbagliare, e forse anche per questo è atteso a San Siro il patron di Elliott Gordon Singer, e illudersi che magari qualche visita di ex campioni, tipo Kakà ad esempio, possa dare la carica. «Non abbiamo bisogno delle bandiere» spiega Gattuso che non è il tipo da raccontare favolette. Si sa: le bandiere non fanno gol. «C'è bisogno di stare 95' sul pezzo» conclude Rino.

È questo il vero segreto svelato a Milanello e condiviso anche a Trigoria dove possono sempre puntare almeno sulla vena speciale di Dzeko chè Higuain deve ancora presentarsi.

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