Finale di partita

Milano vicina all'Europa. Solo per una sera

San Siro ha parlato. Ha detto che una Milano così non è possibile. Una Milano così non è giusta

Milano vicina all'Europa. Solo per una sera

San Siro ha parlato. Ha detto che una Milano così non è possibile. Una Milano così non è giusta. Pieno lo stadio: 75mila persone. Pieno per una partita che conta solo per se stessa: Milan nono, Inter decima, una classifica mai così brutta per entrambe da moltissimo tempo. Milano, il suo calcio e la sua storia sono un'altra cosa. «Milano vicina all'Europa», cantava Lucio Dalla senza riferirsi direttamente al calcio, ma il calcio è ciò che negli anni ha tenuto Milano più vicino all'Europa. Di più: dentro l'Europa. Ancora di più, sopra l'Europa. Negli ultimi trent'anni nessuna città ha vinto più di Milano: sei Champions League (5 del Milan, una dell'Inter), contro le quattro di Madrid e Barcellona, le due di Monaco di Baviera e di Porto.

Dalla cantava quella canzone tra il 1979 e il 1980: in quei due anni lo scudetto lo vinsero prima il Milan e poi l'Inter. Non erano altri tempi e questa non è nostalgia. Sono numeri. San Siro di ieri ricordava quella Milano vincente, ma invece Milano non rappresenta oggi né se stessa né quel San Siro pieno, carico, caldo, vero, bellissimo. Che cos'era tutta quella gente? Un auspicio? Forse: Milan e Inter non possono essere quelle di quest'anno, a prescindere da questioni societarie. Club, allenatori, calciatori lo sanno: è un dovere morale, che si specchia nella storia di una città. Il calcio non è solo calcio. In questa settimana i tifosi altrove l'hanno ammazzato. Ieri a Milano, l'hanno omaggiato. Senza chiedere nulla in cambio.

Per una sera.

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