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Montella, il comandante ultimo

L'aeroplanino non decolla con la sua Fiorentina: è il fanalino di coda

Montella, il comandante ultimo

Nell'estate del 2014, Vincenzo Montella era uno splendido quarantenne in carriera che per il secondo anno consecutivo aveva chiuso il campionato al quarto posto alla guida della Fiorentina. Ricevette una telefonata da Adriano Galliani: ti vuole Berlusconi. Della Valle non mollò e nulla se ne fece.

Cinque anni dopo, sembrano una vita: in mezzo la Nazionale solo sfiorata (estate 2016, poi Tavecchio gli preferì Ventura), il Milan poi trovato (estate 2016, suo a Doha l'ultimo trofeo vinto dai rossoneri), 3 esoneri (Fiorentina dopo il terzo quarto posto e una semifinale di Europa League; Milan e Siviglia), un anno fermo, 18 partite di campionato senza vincere (7 in Spagna e 11 a Firenze), e adesso anche l'ultimo posto in classifica, che avrà pur tante giustificazioni, ma ugualmente è un'ombra spettrale proiettata sulle prossime gare. Insomma, in 5 anni il più classico dei futuri radiosi è già dietro le spalle e Vincenzo Montella (più giovane di quasi tutti i suoi colleghi) sembra prigioniero delle speranze che non è riuscito a coltivare. Un po' come se il vento gli tirasse contro, senza girare mai.

Ultimo nella cronaca e nella storia italiana è un valoroso comandante dei carabinieri, Ultimo nella musica è un giovane romano che in 2 anni ha scalato tutte le classifiche di vendita e simpatia, ultimo nel calcio è una posizione che porta solo guai. Certo che quel vento contro non aiuta: Napoli, Juventus e Atalanta, ovvero le prime 3 dell'anno scorso affrontate nelle prime 4 di campionato. Con la Juve messa alle corde e l'Atalanta dominata fino a una manciata di secondi dalla fine, non minuti. Togli Ribery e Chiesa e ti prendono per matto e tu invece devi toglierli perché loro non ce la fanno più. Col vento in faccia è dura, anche in panchina, non solo in bicicletta. Montella non vince in campionato dal 3 marzo del 2018 (vs il Bilbao, oggi primatista dela Liga): da allora ha battuto solo il Monza, quest'estate in Coppa Italia, in un incrocio a metà col suo passato. Domani a Firenze, arriva la Sampdoria del suo amico, ex compagno e socio Di Francesco (dividono un investimento nell'abbigliamento, a Empoli), un altro che dopo essere salito (quasi) al top sembra non riuscire a indovinarne una. E poi, domenica la trasferta a casa Milan: senza Galliani che l'ha preso e Mirabelli che l'ha cacciato e con l'obbligo assoluto di fare punti che varrà tutti, quali che sia l'intermezzo dei risultati di domani.

Nessuna squadra in Europa ha utilizzato i nuovi giocatori quanto Montella (il 70% dei minuti è stato giocato dai rinforzi estivi): anche questo è un dato di cui tenere conto, nel giudicare l'Ultimo del campionato. Il tempo dovrebbe giocare per lui, ma è bene che Montella si metta anche un po' di fretta: il ds Pradé, con cui ha rapporti fraterni da vent'anni, lo difenderà sempre, ma Mr. Commisso non è venuto a Firenze per fare l'Ultimo e Montella sa bene che non è stato lui a volerlo, ma la precedente proprietà.

Un film già visto, senza voglia alcuna di rivederlo.

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