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Montolivo show a Firenze poi il Milan butta via tutto

Sciagura Tagliavento: rosso a Tomovic per un fallo inesistente. E ancora un rigore inventato su Ljajic e uno negato ai rossoneri

Montolivo show a Firenze poi il Milan butta via tutto

Firenze - Tiene banco Montella e la ricostruzione del suo siparietto con l'arbitro Tagliavento dopo l'intervallo. Eccola. «Ci sono episodi chiari ed episodi che è difficile vedere dalla panchina. Questi accaduti oggi erano chiari anche visti dal campo, in diretta. L'ho già detto alle tv e lo ripeto qui: prima dell'inizio del secondo tempo ho detto a Tagliavento che ero pronto a scommettere una cena perché sull'espulsione di Tomovic forse non c'era neanche il fallo. Adesso dovrei anche poter scegliere il ristorante dove consumare questa cena, appena ci si rivede. È vero, non può far testo la mia tesi ma neanche la sua, dovremo perciò rivolgerci a Braschi: che decida lui chi ha vinto la scommessa». Nessun cenno, come si può capire, ai rigori negati al Milan e a quello fasullo ottenuto da Ljalic. Giustificata solo la scelta iniziale di far giocare Jovetic che ha accusato una ricaduta: «Poteva farsi male comunque come è successo a Savic».

La freccia rossonera ha rallentato alla stazione di Firenze. Le colpe sono diverse ed è bene indicarle una per una, distinguendole, al fine di evitare un confuso polverone. La prima e più vistosa chiama in causa l'arbitro Tagliavento, un disastro tecnico ed emotivo la sua esibizione. È riuscito a mettere in fila tre errori ciclopici che di fatto hanno autorizzato lamenti e polemiche tra viola e milanisti. Tutti danneggiati, nessun danno. No, non è proprio così. Gli uni, i fiorentini, gli hanno attribuito d'aver ridotto in dieci la squadra di Montella, gli altri gli hanno sbattuto in faccia il rigore inventato su Ljajic e quello negato alla fine per l'evidente mani di Roncaglia. Nel primo caso l'arbitro ha trasformato il giallo meritato da Tomovic per il gomito opposto allo scatto di El Shaarawy in rosso eccessivo; nel secondo ha "abboccato" allo svenimento di Ljajic senza che via sia stato alcuno sgambetto galeotto fischiando il primo rigore che ha consentito ai viola di riaprire la sfida a quel punto sepolta dallo 0 a 2 di Flamini; nel terzo infine ha ignorato, pur avendo una visuale perfetta della dinamica, il "mani" di Roncaglia. Non è la prima volta che Tagliavento si mette di traverso lungo il cammino del Milan: accadde anche l'anno scorso nello storico episodio del gol buono tolto a Muntari, contro la Juve. Forse è sfortunato, di sicuro deve avergli nociuto, l'aver saputo e capito durante l'intervallo d'aver esagerato con Tomovic. Ha cambiato metro nella ripresa nell'evidente intento di farsi perdonare l'erroraccio, aggiungendone altri. Di recente anche in Champions ha fatto danni, a Valencia con Ibrahimovic, per esempio. Meglio dargli un tot di riposo.

La seconda colpa è quella commessa dal Milan nella parte meno complicata del viaggio a Firenze. Sul 2 a 0, infatti invece di controllare il gioco e di eseguire il possesso palla mostrato a Verona col Chievo, si è fatto mettere sotto dalla Fiorentina ridotta in dieci. Esemplare l'autocritica di Allegri, alla fine: «Siamo usciti troppo presto dal campo». Sintesi perfetta. Perché lasciando campo e iniziativa ai viola, han consentito a Ljalic e a Cuadrado di piombare in area di rigore e guadagnare il pareggio senza realizzare un solo tiro in porta degno di nota. Perfetto il primo tempo del Milan, sciagurato il secondo, giocato in superiorità numerica e con il doppio vantaggio in tasca: di qui i rimpianti del tecnico e i rimorsi di qualche esponente. A cominciare da Balotelli, finito tra gli ammoniti e perciò assente contro il Napoli perché diffidato, per finire a De Sciglio autore fino all'intervento su Cuadrado di una prova delle sue, rotonda. Troppe le inadempienze: Muntari, Nocerino, Abbiati le segnalazioni più vistose. Una sola la prova maiuscola degna di nota, firmata da Riccardo Montolivo gratificato con la fascia da capitano dinanzi al pubblico che gli ha vomitato addosso insulti e fischi. Non gli hanno impedito di trasformarsi nel sontuoso artefice del doppio vantaggio rossonero: gol e assist le sue chicche. Il paradosso tecnico (i milanisti han giocato meglio in 11 contro 11) può portare dritti dritti alle scelte dei due tecnici. Affrettata quella di Montella sul conto di Jovetic, uscito per il riacutizzarsi del guaio muscolare, coraggiosa quella di Allegri che nel finale ha sperimentato un attacco a quattro punte (Niang e Pazzini aggiunti a El Shaarawy e Balotelli).

Firenze può festeggiare il pericolo scampato (a meno 6 l'inseguimento alla Champions è intatto) ma deve arrossire per quello che è accaduto dentro lo stadio. In tribuna d'onore oscena l'aggressione tentata contro Adriano Galliani, costretto a lasciare la sua poltrona (un esponente della sicurezza è stato colpito a un occhio): è intervenuto il sindaco Renzi per respingere un assaltatore, non si sono mossi Diego e Andrea Della Valle ignorando l'inviolabilità dell'ospite. Le scuse recitate da Teotino, capo della comunicazione viola, a fine partita, sono state in parte sciupate da un volgare attacco a Galliani, accusato «di aver quasi bisticciato con un bambino».

È il trionfo del medioevo.

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