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Moratti: "Non sono necessario" Ma Thohir non vuole liquidarlo

L'ex presidente: «Agli azionisti ho confermato la disponibilità a cedere le mie quote» Il muro dell'indonesiano: «Non abbiamo intenzione di cambiare le nostre relazioni»

Moratti: "Non sono necessario" Ma Thohir non vuole liquidarlo

MilanoMassimo Moratti è al passo d'addio con l'Inter in cui non si riconosce più a dispetto d'un amore infinito, quasi passionale. Dei suoi uomini è rimasto solo il ds Ausilio nell'organigramma dirigenziale rivoluzionato da Thohir con la scure del manager per nulla incline ai sentimentalismi: l'ultimo a essere fatto fuori è stato l'ad Fassone nel segno d'uno spoil-system integrale. E proprio quest'ultima decisione ha accelerato nel petroliere il proposito, già somatizzato, di tagliare il cordone ombelicale con il club che ha gestito per 18 anni come un affare di famiglia. Nel bene e nel male. Che da tempo mediti di cedere il 29,5% delle azioni, intestate ai figli Giovanni e Angelomario, è cosa risaputa nella ristretta cerchia di quanti gli stanno accanto. Questa Inter non è la sua Inter. E lui ne vuole prendere le distanze.

Si erano avute importanti avvisaglie nella notte di domenica, qualche minuto dopo il fischio finale di Inter-Juventus: «È vero, c'è una mia disponibilità a favore degli azionisti», il virgolettato netto e chiaro. Ieri mattina Moratti ha ribadito il suo pensiero ai margini dell'assemblea dei soci svoltasi in un salone dell'hotel Gallia: «Non sono assolutamente stanco, se è questo che pensate. È bello essere necessari, ma è meglio fare dell'altro se non si è più così necessari. Non voglio rimanere come qualcuno di intoccabile che va contro il progetto della società. Agli azionisti ho confermato la mia disponibilità a cedere le quote per far crescere l'Inter. Mai avuto contatti con altri». E ancora: «È meglio tirarsi indietro quando ti accorgi che c'è simpatia, che c'è affetto, ma che qualcun altro può essere più utile di te alla causa». La sostanza del discorso non cambia anche di fronte a una successiva frase sibillina: «Di fatto non ho deciso nulla, è solo una disponibilità, la mia, se ne parlerà». Sarebbe piaciuto a Trilussa che ne “La dipromazzia”, proprio così, scriveva: «Si dice dipromatico ... quello che cerca de' nasconne l'opinione dietro un giochetto de fisionomia». Stavolta Moratti è andato oltre.

Qualche tempo fa si poteva pensare che il petroliere volesse defilarsi dall'Inter per evitare l'inevitabile aumento di capitale legato al rosso di 74 milioni, oggi non più, per il fatto che la Saras, l'azienda di famiglia, ha ripreso a correre, il piano industriale è stato apprezzato dai mercati e il titolo è ai massimi da un mese. Al di là delle frasi di circostanza, il suo rapporto con Thohir s'è logorato al punto da provocarne l'imminente divorzio. A breve sapremo se l'indonesiano, vantando un preciso diritto di prelazione, rileverà in prima persona le quote del predecessore o attraverso società di sua fiducia. È tutto delineato nel contratto che lo portò alla guida dell'Inter. L'uscita di scena di Moratti potrebbe convincere Tronchetti Provera, suo silente ma importante compagno d'avventura, a compiere analogo passo con la Pirelli, a lungo main-sponsor della società nerazzurra. È una svolta. Il tempo dirà se sulle maglie dell'Inter figurerà dalla prossima stagione il prestigioso marchio Etihad, la compagnia di bandiera degli Emirati Arabi Uniti.

Sulla vicenda Thohir ha gettato acqua sul fuoco con una dichiarazione che parla di Moratti senza mai citarlo: «Non abbiamo nessuna intenzione di cambiare le nostre relazioni, finora siamo andati d'accordo, rispettosi del rapporto che s'è instaurato. Entrambe le parti vogliono lavorare nell'interesse del club». Come dire che lui non ha intenzione di sborsare qualche decina di milioni per acquisire il 29,5% in mano a Moratti. Ma s'è trattato probabilmente d'una frase di circostanza. Più attento il commento ai lavori dell'assemblea dei soci che ha approvato un bilancio ancora in profondo rosso: -45 milioni il risultato netto, in salita a -74 per gli obblighi del fair-play finanziario e gli oneri straordinari. «I conti non sono soddisfacenti, ma in miglioramento. Dobbiamo lavorare su ogni fronte per portare i ricavi a 250 milioni ed essere competitivi in Europa. Se il mio cuore batte per l'Inter? Seguo l'Inter da quando avevo 20 anni, da quando c'erano Matthaus e Klinsmann. Il giorno che Moratti ha comprato Ronaldo, mi sono ancora più avvicinato alla squadra. Se un manager s'innamora, finisce in una trappola».

Moratti ne sa qualcosa.

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