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Moratti tranquillizza Thohir. "Resto sempre al suo fianco"

"Non ho nessuna intenzione di cedere le mie quote. Ma se dovessi farlo sarebbe una decisione condivisa"

Moratti tranquillizza Thohir. "Resto sempre al suo fianco"

«No, non ho nessuna intenzione di cedere le mie quote. Così come allo stesso tempo non avrei problemi a farlo». Massimo Moratti neppure stupito dal tam tam mediatico sul futuro suo e dell'Inter: «Credo che sia tutto in relazione al prossimo arrivo di Erick Thohir, ma le assicuro che non ci sono novità di nessun tipo, fra noi c'erano e restano stima e rispetto, ci mancherebbe. C'era un accordo che prevedeva un mio potenziale disimpegno tre anni dopo la ratifica dell'acquisto da parte di Thohir. Cioè, se volessi potrei cedere le mie quote ma, guardi, io sto bene così. Resta tutto nelle mie volontà, non si è mai parlato di obbligo. E non c'è alcun motivo per prendere una decisione. Se poi questa è una esigenza di Thohir allora la prenderemo in considerazione, ma abbiamo sempre deciso tutto assieme».

Erick Thohir sarà a Milano venerdì, al più tardi sabato e andrà a Firenze per la partita della verità. Vincere al Franchi e scavalcare i viola in classifica significherebbe entrare nuovamente nel trio Champions, con un preliminare all'orizzonte e 50 milioni di premi Uefa in cassa. Tutto gira attorno alla qualificazione in Champions, programmi, mercato, progetti e futuro. Una situazone identica per tutte, non solo per l'Inter. Se poi Thohir stia rivedendo i suoi piani lo sapremo a breve, c'è una riunione con il Cda in cui verranno affrontati tutti i problemi. Tanti.

Sta cercando un socio che possa contribuire finanziariamente, ha chiesto ai bancari americani di Goldman Sachs, gli stessi che gli hanno acceso un flusso debitorio, di reperire un potenziale investitore, ma non sono in questione solo le quote di Massimo Moratti, quel 29 per cento e spazzola che sta agitando il mondo Inter. Thohir è disposto anche a cedere parte delle sue. Il piano di autoinvestimento che prevedeva strategici e faraonici mercati a oriente, un avvio di merchandising sullo stile stelle e strisce, una rivalutazione in tempi brevi del brand, sta avviandosi a fatica, zoppica, e i risultati del campo non sono l'unico indizio. In fondo l'Inter è nella posizione che si poteva prevedere a inizio campionato, magari dietro la Roma ma davanti alla Fiorentina nella migliore delle ipotesi. La squadra sta facendo il suo dopo aver illuso di poter andare oltre e questa discesa, dopo un avvio straordinario, sta turbando.

Il tycoon sta lentamente entrando nel club, sta iniziando a capire di chi fidarsi, sta capendo cosa non funziona e cosa manca. L'ingresso del nuovo dg Giovanni Gardini, di cui si parlava già a maggio scorso, è un segnale in questo senso. Thohir ha capito che gli occorre gente che conosca il territorio. All'Inter improvvisamente si parla troppo inglese. La vicenda dello stadio lo ha spiazzato, pensava di gestirsi San Siro e diventarne l'unico proprietario, con quanto si può immaginare a corredo. Il tentativo di truffa Etihad lo ha mandato su tutte le furie anche perchè si è trovato davanti a una scelta obbligata, quella di Pirelli, sponsor più che benvoluto, ma senza possibilità di trattativa sull'introito che sarà inferiore ai 10 milioni a stagione, la metà di quanto raccolgono Milan e Juventus.

Thohir resta a Milano circa due settimane, segno che il momento è delicato, ci sarà til tempo per sistemare un mucchio di cose, non tutte. Ha deciso di entrare nell'Inter il 15 novembre 2013, ha messo soldi, ha contratto debiti, ha alle spalle una famiglia esigente e un cartello indonesiano di reciproco soccorso.

Sta chiedendo pazienza e anche aiuto.

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