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Moratti, ultimo sforzo ripiana ottanta milioni ma non scioglie i dubbi

Non dice se resterà presidente, ma sarà nel Cda con il figlio Mazzarri: "Ho sentito Thohir. Siamo bravi, la squadra gli piace"

Moratti, ultimo sforzo ripiana ottanta milioni ma non scioglie i dubbi

Tutti in piedi, un lunghissimo applauso ha accolto l'ingresso di Massimo Moratti all'assemblea dei soci, l'ultima della famiglia. Il mondo Inter gli si è attorcigliato come a proteggerlo: non sono una vecchia reliquia, avrebbe potuto rispondere.

Ha stretto la mano a ognuno, ha raccontato la sua avventura bellissima da proprietario di un bene collettivo, ha spiegato perchè l'Inter è diversa: «Anche Mourinho ha fatto fatica all'inizio a capirci». Poi Thohir: «È uno che ha il senso dell'amicizia». Sono le qualità che ha sempre cercato nella gente, magari passando per stordito, ha detto che i suoi soci hanno entusiasmo, senso del lavoro, li ha studiati per otto mesi e ieri li ha introdotti ufficialmente in casa sua: «Hanno l'ambizione di far bene con questa gloriosa società. Hanno ottimi propositi, la sostanza per realizzarli e chiedono alla nostra famiglia di continuare a lavorare con loro». Ha detto che il prossimo CdA sarà formato da otto membri, tre della famiglia, lui, il figlio Angelomario e Rinaldi Ghelfi. Ha dato anche indicativamente una data per la chiusura definitiva della madre di tutte le trattative, metà novembre, al massimo il 15. Poi si paleserà anche Erick Thohir con il suo cartello, in tribuna assieme a San Siro, magari con il Livorno, loro hanno capito che senza il salvacondotto della famiglia, il confine non si varca. Ma Moratti era lì soprattutto per ripianare il bilancio 2013, i soci hanno approvato, lui ha messo ancora una volta, l'ultima, le mani in tasca, esattamente 79milioni, 881 mila e 808 euro, e non ha sciolto i dubbi sulla sua possibile o probabile presidenza. La presidenza onoraria non è cosa, meglio un ruolo operativo. Si vedrà fin dove Thohir è disposto a concedere, tutto questo mentre ad Appiano, solo pochi minuti prima, anche Mazzarri parlava di lui: «Giochiamo meglio degli altri. L'Inter gioca benissimo e piace a Thohir». Una bella botta giusto per non farsi mancare niente.

Massì, ha mille ragioni, e a cantarsela fa benissimo. Non è vero? E chi se ne importa, mai sentito un allenatore dichiarare che la sua squadra gioca da schifo. Ha spiegato: «Ci mancano due, tre, quattro punti. L'Inter ha sempre giocato un bel calcio. Thohir? Ho avuto un contatto con lui, ma non è il caso di parlarne». L'indonesiano deve avergli telefonato perché il livornese, tempo fa, svelò che lui la proprietà non la chiama e non l'ha mai chiamata. Thohir si è complimentato per il bel gioco e Mazzarri ha apprezzato: «Sono contento, quando un proprietario dice questo non si può non essere contenti. In Italia si tende a guardare solo il risultato e si fanno confronti col passato. Abbiamo tre punti in meno rispetto alla scorsa stagione? I bilanci parziali non servono, conta come si arriva al traguardo finale. L'Inter ha fatto una grandissima partita con il Torino, se non avessimo preso gol alla fine, sarebbe stato un match memorabile. Abbiamo giocato in inferiorità numerica per 86 minuti, tutti mi hanno fatto i complimenti. Il Cagliari ha fatto un tiro in porta, l'abbiamo dominato. Sono felice che Thohir abbia visto un'Inter propositiva perché io sono il responsabile del gioco della squadra». Non c'era un clima da bravi ragazzi, Mazzarri è rimasto con gli occhi della tigre del dopo Toro-Inter, fulminava: «Ma non è il momento di parlare di arbitri». Dovrà fare a meno di Campagnaro, recupera Alvarez, a posto anche Icardi: «Ho ancora qualche dubbio, Samuel è pronto e può giocare dal primo minuto, Campagnaro con l'Argentina ha giocato frenato, io lo metto solo se è al cento per cento. Kovacic è una opportunità, potrei anche schierarlo subito».

E poi ha chiuso in bellezza: «Ricordatevi che a me non piace vantarmi».

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