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Da Mou a Pioli, S. Siro applaude il Normal One

La curva dell'Inter, il popolo nerazzurro, è come se riuscisse a cogliere prima di chiunque altro certe sfumature

Da Mou a Pioli, S. Siro applaude il Normal One

Stefano Pioli come José Mourinho. Non è un paragone scomodo, non c'è irriverenza. Ma è la presa di coscienza di un fatto, di una piazza o meglio uno stadio che vota per acclamazione riservando lo stesso trattamento, e a nessun altro dopo José, a due che hanno tutto per essere messi in antitesi. Per loro stessa definizione uno è il normale, l'altro lo speciale con l'aggiunta pure del numero uno come rafforzativo. L'italiano è nato tifoso interista, il portoghese lo è diventato appena messo piede a Milano. Uno non ha ancora vinto, l'altro ha vinto tutto. Ma non è questione di trofei, qui vale l'anima.

E il fatto che non sono due pirla.

La curva dell'Inter, il popolo nerazzurro, è come se riuscisse a cogliere prima di chiunque altro certe sfumature. E a giocare d'anticipo. Era dal 2010 che non faceva un coro ad personam, l'anno del triplete, destinatario Mourinho. Altri tempi, altra storia. Sette anni dopo, sette come i gol rifilati all'Atalanta, quell'urlo dei sessantamila di San Siro «Noi vogliamo Pioli», non è solo una dichiarazione d'amore a uno che in fondo è sempre stato dei loro. E per questo si può anche far finta o perdonare il fatto di aver visto la maglia della Juventus. Pioli non ha ancora vinto come Mou, ma una cosa gli è riuscita: ha compattato squadra, tutta, ambiente e società. Nella pazza Inter l'ultimo a riuscirci era stato proprio Mou. L'urlo del popolo nerazzurro allontana Conte e chiunque altro da qui a fine stagione verrà fatto sedere sulla panchina nerazzurra. Le dieci giornate della Milano interista saranno tutte con Pioli. Con la Champions disferà le valigie, senza Suning magari ci penserà ma dovrà tenere conto anche del voto espresso nell'urna di San Siro dal popolo nerazzurro. Un plebiscito per l'allenatore che ha trasformato Kondogbia, acceso Banega e insegnato a Icardi a non fare solo gol. E poi ha dato un senso a una stagione che dopo due mesi era già da buttare. Pioli domenica ha fatto una cosa speciale, ha caricato la squadra durante il riscaldamento, sul prato di San Siro. «Siamo più forti, siamo più squadra, giochiamo meglio». Roba che ti aspetti da Mourinho, ma anche da chi allena la squadra del cuore. Un valore aggiunto che nessuno può vantare in serie A. Suning ci pensi bene prima di rinunciarci. Contano i soldi, ma la fede non si compra da nessuna parte. Non è questione di nomi.

E Pioli nella sua normalità è già speciale.

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