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Il Napoli furioso accusa tutti: Juve, arbitri e Rai

Società e squadra sul piede di guerra. E scendono in campo anche De Magistris a D'Alessio

Il Napoli furioso accusa tutti: Juve, arbitri e Rai

Domenico Latagliata

Appuntamento al 2 e al 5 aprile. Al San Paolo. Prima in campionato e poi in Coppa Italia. Napoli-Juventus, già. Con atmosfera tesissima, inutile far finta che non sia così. Non saranno ammessi allo stadio i tifosi bianconeri, così come non lo sono stati due sere fa quelli napoletani nell'impianto torinese. I dirigenti bianconeri saranno scortati all'ingresso e all'uscita dall'impianto e via di questo passo. Siamo in Italia, signore e signori, dove una partita di pallone non è solo una partita di pallone, ma ragione di vita e motivo di infinite polemiche: è così da sempre e così sempre sarà.

Ieri è stato il day after che ci si poteva attendere. Nel centro del mirino ovviamente, la direzione di Valeri nell'andata di semifinale di Coppa Italia. La Juventus se n'è stata praticamente zitta, il Napoli ha semplicemente proseguito quanto aveva cominciato nella pancia dello Stadium appena terminato il match. E quindi: la Signora ha liquidato la faccenda spedendo al canale societario il ds Fabio Paratici secondo cui «stiamo parlando del niente. Anche a noi sono capitate situazioni a sfavore: a Monaco siamo usciti dalla Champions con decisioni contrarie, le abbiamo accettate e abbiamo ricominciato». Più o meno vero, visto che in quell'occasione Marotta parlò di «un arbitraggio che lascia perplessi, serve maggiore tutela per il calcio italiano»: di sicuro però i toni usati dall'ad bianconero furono meno urlati e protratti rispetto a quanto proposto in queste ore da chi ha a cuore le sorti del Napoli. Con il ds Giuntoli, solitamente invisibile e silente, spedito davanti alle telecamere dal furibondo De Laurentiis (in contatto diretto con l'Italia dalla tiepida Los Angeles, da dove tornerà quanto prima) per parlare di «decisioni vergognose» senza accettare una domanda che fosse una. Con la Rai messa sotto accusa per la telecronaca, ma anche perché non avrebbe riproposto prontamente il replay del presunto fallo su Albiol da cui è scaturito il contropiede culminato con il secondo rigore fischiato a favore della Juventus. Con il CdR di Raisport che tramite un comunicato stigmatizza «il comportamento del Napoli Calcio» definito «inammissibile e gravemente lesivo». Con la balzana idea di presentare al San Paolo, il 5 aprile, la formazione Primavera per protesta. Con il sindaco De Magistris che ha vestito i panni del «tifoso incazzato. A Torino abbiamo subito torti gravissimi dal direttore di gara, oltre agli insulti dello stadio contro la nostra città e il commento vergognoso in tv di alcuni opinionisti». Di misura, insomma, nemmeno a parlarne. Neppure nella nota diffusa all'Ansa da parte dello scrittore Maurizio De Giovanni: «L'arbitraggio incredibile di Valeri, i cori indecenti dei tifosi juventini contro Napoli (Vesuvio, lavali col fuoco, ndr), il trattamento di Raisport: quante bastardate contro la mia città». Anche Gigi D'Alessio si schiera parlando di sufdditanza da parte degli arbitrio e anche dei telecronisti.

Così è e tanto potrebbe bastare. Se non fosse che in ambienti più o meno vicini alla società serpeggia(va) una certa inquietudine legata ai (presunti) timori del «palazzo» circa una possibile finale di Coppa tra Roma e Napoli: un match che, nel caso, presenterebbe enormi problemi di ordine pubblico visto lo scontato esodo dei tifosi azzurri verso la capitale, già teatro di scontri tra cui quello che nel maggio 2014 portò alla morte di Ciro Esposito. Come dire che i poteri forti preferirebbero la Juve per motivi di sicurezza.

Sipario.

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