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Il Napoli non sa più vincere. Ancelotti, resta solo un jolly

È la settima gara di fila in campionato senza successi. Al tecnico per salvarsi servono gli ottavi Champions

Il Napoli non sa più vincere. Ancelotti, resta solo un jolly

Il calvario Napoli fa tappa anche a Udine. Un punticino ma non c'è veemenza, mancano rabbia e soprattutto il risultato. Ingredienti perfetti per un esonero inevitabile, se tra due giorni non ci fosse di mezzo il Genk tra gli azzurri e la qualificazione agli ottavi di Champions. Nel Napoli che stenta contro l'Udinese non è esente da colpe Carlo Ancelotti, tra i principali responsabili di una involuzione tanto inattesa quanto clamorosa. Parentesi europea permettendo, chissà quali decisioni prenderà il club per porre un freno alla caduta libera di Insigne e compagni, ai quali nemmeno il chiarimento e il lungo ritiro hanno sciolto le gambe e liberato la mente.

Nel primo tempo di Udine c'è tutto il Napoli di adesso. Carletto si affida ai titolarissimi ad eccezione del solo Allan, indisponibile, quasi un segnale da trasmettere all'esterno ma anche all'interno: chiedeva una prova di orgoglio e di forza ma sono proprio i senatori a tradirlo. Dal fantasma di Insigne (bocciato all'intervallo), all'inconcludente Callejon, dal confuso Fabian all'impreciso Mertens e alle distrazioni di Koulibaly: gli azzurri tengono palla quasi all'infinito, comandano il gioco ma è un gioco sterile, fatto perennemente di tocchi all'indietro. Nessun tiro nello specchio della porta di Musso, un dato inquietante, al cospetto di un'Udinese che se ne sta buona rintanata nella propria metà campo, pronta a colpire nell'unico contropiede che le viene offerto. La prateria concessa dai centrocampisti azzurri è disarmante, così come la posizione di Koulibaly che si lascia attrarre fuori come un pivello: bravo Lasagna a saperne approfittare ma la fase difensiva azzurra è da ritiro del patentino.

Lo schema della partita è rimasto immutato nella ripresa: Ancelotti ha giocato la carta Llorente, nella speranza di garantirsi maggior peso fisico in attacco e di poter concretizzare meglio qualche cross dalle fasce laterali. È arrivato il pareggio di Zielinski, il migliore tra i partenopei, al primo centro in questo campionato dopo averci provato la bellezza di trentuno volte in quindici gare: un guizzo, un sinistro beffardo e preciso anche se non irresistibile, sul quale Musso non ha potuto far altro che guardare. Complice l'inevitabile crollo atletico dei friulani, il Napoli ha provato a vincere, senza però mai dare l'impressione di sfondare: colpa della solita mancanza di ritmo e di un gioco troppo prevedibile. Quando Llorente sbaglia il suo pezzo pregiato, ovvero un colpo di testa ravvicinato, arriva pure l'inequivocabile segnale che non c'è niente da fare nemmeno questa volta: l'assedio finale degli azzurri produce un'infinità di palloni spediti in area ma zero grattacapi per Musso.

Alla fine ci sono un tiro e un gol per parte: se sta bene ai padroni di casa, è l'ennesima delusione per Ancelotti, che allunga a nove la striscia di partite senza vittorie: bocciatura evidente per chi aveva promesso lo scudetto.

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