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Napoli, pokerissimo e mezzo scudetto

Sarri sorpassa l'Inter e le strappa il titolo d'inverno Higuain scatenato, quarta doppietta in sei partite Il tecnico: «Attenti, l'ultima volta il primato ci fu fatale»

Napoli, pokerissimo e mezzo scudetto

Il pokerissimo del Napoli al Matusa di Frosinone ha un valore statistico oltre che storico. Ventisei anni dopo, l'ultima volta il 17 dicembre 1989, gli azzurri si riprendono il titolo d'inverno. Solo virtuale («essere primi a gennaio non vale nulla», si affrettano a sottolineare Sarri e Higuain), ma che non può che far sognare una piazza intera. La mente torna a quel gruppo che vinse il girone d'andata con un turno di anticipo e poi completò l'opera a maggio tagliando il traguardo davanti al Milan cucendosi sulle maglie il secondo tricolore. Era il Napoli del trio Maradona-Careca-Carnevale (16 gol in tre al giro di boa, 34 in fondo), ma anche di Alemao, di Massimo Mauro, di Ciro Ferrara, di un giovane Zola e dei gregari Crippa e Di Napoli.Oggi di italiani in campo nel Napoli ce ne sono pochi (unico titolare il naturalizzato Jorginho) ma esistono stranieri dai piedi buoni e dalle buone capacità tecniche. Con un fenomeno davanti, quel Gonzalo Higuain che segna a ripetizione - a Frosinone ha regalato la quarta doppietta nelle ultime sei gare con un rigore («me l'ha chiesto il mister di tirarlo») e uno slalom ubriacante - e viaggia già alla media del Toni bomber della stagione 2005-06 (18 reti in 19 partite, arrivò a 31 a fine campionato), oltre che meglio del Cavani napoletano nel 2012-13 fermatosi a 16 a metà strada. E italiano è il tecnico, quel Maurizio Sarri che ieri ha festeggiato i suoi 57 anni regalandosi il risultato migliore - seppure ancora parziale - della sua carriera e ricevendo dal presidente De Laurentiis una bottiglia di vino pregiato con la quale avrà brindato ieri sera. «Piace a molti, ma ha un contratto per l'anno in corso e quattro opzioni per i successivi, quindi è blindato», così il patron azzurro che promette sul mercato di gennaio un difensore e un centrocampista - Maksimovic, Kramer ed Herrera i nomi in cima alla lista - per rinforzare una rosa che non si nasconde più. «Una classifica tedesca, che devo verificare ma che è attendibile, ci mette assieme a Barcellona e Juve nelle prime tre. Significa che stiamo crescendo», sottolinea De Laurentiis.Il termine scudetto sarà pure una bestemmia, come ripete Sarri, ma l'ambiente inizia a crederci. «Non dobbiamo temere l'entusiasmo dei tifosi, anche se può sconfinare nell'euforia che potrebbe indurci in errori - così il tecnico che ha risposto allo scetticismo iniziale con i risultati (18 vittorie su 22 partite stagionali, 12 in campionato) -. Un mese e mezzo fa, dopo aver conquistato il primato, sbagliammo la partita successiva (il ko di Bologna, uno dei due in stagione, ndr). Non ho mai visto vincere una maratona dopo 21 chilometri, la strada è ancora lunga e la Juve resta la favorita». Nessuno fa fioretti per il sogno finale (Sarri non rinuncerà a fumare, l'Hamsik tornato cannoniere - da 4 anni non segnava tre gol di fila - non taglierà la cresta). Chissà se lo farà Albiol tornato al gol in A dopo due anni, o Gabbiadini, uno dei pochi inquieti nello spogliatoio che ieri ha sfogato la rabbia dello scarso utilizzo con un gol da fuoriclasse. «Non sarà ceduto», promette De Laurentiis.

C'è da crederci.

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