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Nastase: "Guai a chi dice che non sono zingaro"

Il grande ex tennista esalta Nadal in semifinale a Monte Carlo: "Non muore mai"

Ilie Nastase durante gli Us Open del 1979
Ilie Nastase durante gli Us Open del 1979

nostro inviato a Shanghai

Nel salottino con vista sui Laureaus Sports Awards ad un certo punto dell'intervista suona il telefonino: «Tranquillo, non è Becker. È solo mia moglie». Risata. Perché Ilie Nastase stava appunto dicendo che non sa cosa serva a Djokovic un allenatore come Bum Bum: «Tanto Novak è comunque il numero uno, l'altro mica va in campo con lui...». Insomma Nastase a 68 anni è così come sempre, appesantito (ma solo un po') dagli anni, ancora lesto di parola. Uno dei campioni più amati della storia del tennis, nonché il più divertente. Per esempio una volta disse: «Nella mia vita sono stato accusato di tutto: anche di non essere zingaro romeno ma di essere omosessuale. Passi per omosessuale, ma non essere zingaro...». Non si scandalizzò nessuno.

Ilie: altra generazione...

«Questo sicuro, fuori e dentro il campo: eravamo tutti amici, ci capitava di fare 30 giorni di viaggio in nave per andare in Australia e magari dover tornare indietro dopo la prima partita. Ma faceva parte del gioco. Però nei match era come ora: volevi solo vincere».

A tutti i costi...

«Ah beh, io litigavo con tutti. Apposta. Una volta contestai la macchina per il controllo del servizio perché c'era scritto made in Russia . Dissi all'arbitro che ce l'aveva con me perché ero romeno».

A proposito: zingari o rom?

«Questa cosa fa ridere: in realtà io non sono zingaro. Ma gli zingari sono un popolo, un popolo come tanti altri, come gli italiani per esempio. Che problema c'è?».

In Italia non si può più dire né scrivere.

«Una cosa pazzesca. Si dice zingaro in tutto il mondo: vogliamo allora togliere gipsy dal vocabolario inglese? Li chiamate rom: cosa sono i rom? Neanche lo so, io. Forse quelli che vengono lì per rubare».

È politically correct...

«Questa sarebbe libertà? Io so che sono stato sempre libero: sono uscito dalla Romania per giocare Wimbledon a 20 anni. Questo conta, la politica certe cose non le sa».

Tornando al tennis di oggi, cosa le piace?

«È il tennis dei Big 4, molto fisico. Djokovic è numero 1 anche per Parigi, ma non dimenticate mai Nadal: è uno che non muore mai. L'anno scorso è stato fermo mesi e poi è tornato sulla terra rossa e ha vinto 7 tornei di fila. È uno che non molla, chissà come fa».

E Federer può vincere ancora uno Slam?

«Sì forse, ma è dura. Bisogna vedere se ha ancora il mood , la testa. A me comunque piace Murray, un po' mi assomiglia».

Allenato da una donna...

«Non c'è problema, non è una questione di sessi, magari la Mauresmo fa per lui. Però ripeto: che tu abbia lei oppure Lendl o appunto Becker, che ti serve quando giochi? Anch'io una volta avevo una ragazza che stava al mio box: potevo discutere con lei prima della partita, ma poi giocavo io. Oddio, con lei magari discutevo anche dopo...».

Quindi Nastase non farà mai il coach.

«L'ho detto: io voglio essere libero e senza stress. Oggi c'è troppa pressione e ogni tanto salta fuori il doping. Mi chiedono sempre qual era il doping dei miei tempi: birra, vino... Che serve d'altro?».

E quindi: ha letto il libro di Agassi?

«Certo. E io gli avrei tolto tutto, come ad Armstrong. Troppo facile dire adesso quello che già allora tutti sospettavano. Doveva ammetterlo ai tempi. Ha rubato e va trattato come merita.

Lui sì che è un ladro: un ladro di titoli».

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