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Nba a Disneyland, dopo 3 mesi ecco l'atto finale

Stanotte in gara 5 contro Miami, LeBron James & Co pronti a chiudere la sfida

Nba a Disneyland, dopo 3 mesi ecco l'atto finale

Un'altra notte diversa, forse l'ultima. Gara5 della finale Nba, e i Los Angeles Lakers battendo i Miami Heat conquisterebbero il loro diciassettesimo titolo, primo dal 2010, quando ancora ne vestiva la casacca l'indimenticabile Kobe Bryant. I Lakers hanno vinto tre delle quattro partite finora giocate nell'arena più bella del complesso sportivo della Walt Disney, vicino a Orlando, in Florida: tutte ovviamente a porte chiuse, con lo sfondo di una parete video molto suggestiva e una pulizia di colori e immagini che ha cercato di rimediare alla mancanza di pubblico e dunque di pathos ambientale.

Non è del resto un'annata normale, i giocatori delle due squadre sono ospitati da metà luglio nella cosiddetta bolla' dell'ESPN Wide World of Sports con uso di attrezzature sportive e ricreative e anche se ricevono un trattamento di lusso, con la potenziale libertà di uscire ma anche di ricevere, di conseguenza, una quarantena, si è trattato di un periodo del tutto anomalo. Da metà agosto in poi è stato concesso a famigliari e amici stretti di raggiungere i giocatori, ma sempre osservando una corposa lista di doveri e precauzioni. Uno che la famiglia non l'ha voluta è stato l'ala di Miami Jimmy Butler, protagonista della vittoria degli Heat in gara3, che oltretutto nel tempo libero ha approntato una caffetteria nella quale fa pagare 20 dollari (circa 18 euro) per una tazza, evidentemente conoscendo la disponibilità economica di colleghi e avversari. Come era prevedibile, gli eroi dei Lakers sono stati LeBron James e il lungo Anthony Davis, cioé i giocatori che in due estati consecutive, 2018 e 2019, erano arrivati a Los Angeles proprio per riaprire la striscia di titoli Nba della squadra. James, che tecnicamente vive su un pianeta a parte, a 35 anni e mezzo è dunque sul punto di vincere il suo quarto campionato e con l'ennesimo record: non sarebbe infatti il primo a vincere il titolo con tre squadre diverse, ma certamente il primo a farlo da dominatore e trascinatore della squadra, come né Robert Horry né John Salley erano stati. Come minuti giocati e punti segnati nei playoff ha così distanziato gli altri, da quando esiste la Nba, da rendere quasi illeggibile il grafico comparativo, e stanotte potrebbe anche riuscire a rendere omaggio all'amico Kobe, in onore del quale i Lakers indosseranno ancora la divisa nera, la Black Mamba, che proprio Bryant aveva contribuito a disegnare.

Onore e impresa che non in tanti vedranno: l'audience televisiva delle finali è calata di partita in partita, e sui motivi c'è dibattito: eccesso di politicizzazione dei giocatori, contemporaneità con i playoff di baseball e la regular season di football, disabitudine al basket in ottobre? Ogni ipotesi è buona, a seconda della teoria che si voglia propugnare, e chi è stupito alzi la mano.

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