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Nella corsa Champions Lazio, Inter e Roma ora giocano a "ciapa no"

Un punto in tre nel mini torneo per due posti Per Spalletti e Di Francesco è crisi, calo Inzaghi

Nella corsa Champions  Lazio, Inter e Roma ora giocano a "ciapa no"

Non possono nemmeno lamentarsi con il Var. Beffa nella beffa, depressione nella depressione: Lotito gli sta davanti anche nell'acchiappare l'alibi giusto. Il presidente della Lazio ha sganciato una delle sue bombe ad effetto. «Senza il Var io sarei primo». Inter e Roma non vareggiano, e nemmeno vaneggiano, semplicemente sfarfalleggiano anziché puntare dritto alla meta. La meta, come sanno perfino i bambini appena nati, è quella di conquistare un posto in Champions league. Non proprio un sogno da champions, nel senso calcistico del termine. Solo un rimedio ad una stagione che avrebbe dovuto dare alla Roma la patente di anti Juve e all'Inter quella di pericolo pubblico numero uno. Il Napoli è storia a parte. Qualche idea e qualche illusione (scudetto o non scudetto?) si sono fatte largo almeno fino a novembre, poi la brusca sterzata verso la realtà. Ed ora il penoso arrancare verso la disillusione.

Campioni del ciapa no la Champions, fra qualche tempo racconteremo, se Spalletti e Di Francesco non troveranno rimedio. La Roma potrebbe rimediare subito con due partite (Verona e Benevento) non proprio da tremarella. L'Inter avrà il vantaggio del concentrarsi sempre, e solo, sul campionato. Sta meglio la Lazio, nonostante la Variegata frenata contro il Milan. Ma, in fondo, ci sta: i laziali hanno corso e giocato bel calcio per tener botta nei primi mesi, poi hanno aumentato il passo. Dura correre a perdifiato senza un attimo di tregua. La Lazio pensava alla Champions, poteva bastare il quarto posto: per ora è terza con bella faccia, i gol non mancano, forse ne subisce qualcuno di troppo.

Oggi la zona Champions dice che sarà partita a tre, difficile pensare che Milan o Sampdoria riescano a infilarci il piede, benché i punti di distacco dall'Inter siano 10 per il Milan e 7 per la Samp. Solo l'involuzione di Inter e Roma può provocare il dubbio. Servono aiuti, ma i padroni stranieri fanno intuire che il business è il business, conta far soldi. E non ce la raccontino sempre con il fair play finanziario. Saran venuti a miracolo mostrare, ma per ora Suning e Pallotta sono la vera palla al piede di squadre che ambiscono al vertice ma con rinforzi (leggi calciatori) adeguati. Qui, invece, si gioca a vendersi la merce migliore o a costruire squadre con fantasiosa architettura. Risultato: l'Inter, che sogna Pastore, non vince più da 7 partite e continua a segnare con il contagocce, la Roma si è imballata da 42 giorni, in due match contro la Samp ha raccolto un punto, ed ora anche il tecnico è finito nel mirino dei contestatori che lo ritengono inadeguato e in stato confusionale. Capita agli allenatori. Pure Spalletti comincia a mostrar rughe, accusa chi non lotta ma dovrebbe essere lui a instillare la voglia nelle teste. All'Inter mancano uomini che facciano la differenza. La Roma ha perso qualità, anche se Dzeko rimarrà: è l'unica buona notizia. Stranezza: Inter e Roma contano su centravanti di garanzia e hanno scoperto due pilastri in difesa (entrambe hanno subito 17 reti): il portiere Alisson per i romanisti, Skriniar per gli interisti. Situazione ideale per pensare in grande. La Roma da febbraio se la giocherà in Champions, l'Inter se la sognerà.

Sembra di parlare di un'altra storia e non di questo freddo inverno calcistico.

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