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Ma nella sinfonia interista stona solo Mancini

Quella bassa ironia contro l'ex fischietto De Marco. ora gli arbitri non sono più cornuti ma sessualmente repressi

Ma nella sinfonia interista stona solo Mancini

Bella, bellissima Inter. Brutto, pessimo Mancini. Le due cose non vanno insieme, capita nella vita e nel football. La squadra nerazzurra, a Napoli, ha perso vincendo, se l'ossimoro può essere accettato dagli sconfitti. Ha avuto jella massima ma questo ci sta, tra schiuma di rabbia e maledizioni varie.

Poi Roberto Mancini ha deciso di mandare tutto ai materassi, scagliandosi come un bullo contro l'ex arbitro De Marco, opinionista di Mediaset Premium, il quale aveva osato giustificare la prima ammonizione di Orsato a Nagatomo. Qui, l'elegante e raffinato allenatore marchigiano, ha offerto il peggio che un professionista di rango e di responsabilità mai dovrebbe avere, tirando in ballo l'onestà (forse perché De Marco fu inizialmente coinvolto nelle faccende di calciopoli per uscirne totalmente pulito ed estraneo? E allora sia chiaro, Mancini, denunci, spieghi, condanni e non si limiti ad insinuare, ad aizzare il popolo bue). E poi ha invitato lo stesso De Marco e gli altri opinionisti ad andare a casa invece di continuare a dire bugie e stupidaggini, accusando anche, ripetutamente, Callejon di essere un simulatore e Orsato di non avere capito che tipo di partita si stesse giocando. Ora mi chiedo come un ospite, perché tali sono allenatori, calciatori, dirigenti tutti davanti alle telecamere, come un ospite, dicevo, possa permettersi di lanciare insinuazioni e di invitare a smammare coloro i quali (Mediaset, Sky, Rai) garantiscono, versando stramilioni di euro, la sopravvivenza finanziaria dei club sull'orlo della bancarotta e mendicanti di investitori da ogni dove. Quegli stessi denari delle televisioni garantiscono i sontuosi assegni mensili di allenatori, dirigenti e calciatori.

Come si può permettere, Mancini, di dare dei repressi sessuali agli arbitri «per i quali è meglio buttar fuori un calciatore piuttosto che uscire con una bella donna». Non più cornuti, dunque, ma ora anche perversi e maniaci del rosso. E nessuno, nello studio di Mediaset, ha voluto replicare, accettando gli insulti e le bassissime illazioni del Mancini che, trasferitosi sul set di Sky, ha trovato i dieci piani di morbidezza dei suoi sodali, Vialli e Adani, incravattati anche nei giudizi. Mancini ha allenato e bene in Inghilterra, dovrebbe sapere che in quel paese le parole niente affatto sfuggite dalla sua bocca, gli costerebbero carissimo, lui finirebbe sotto inchiesta e sotto squalifica, chiedere informazioni a Ferguson, Mourinho e Wenger. Ma nel bel paese del chissenefrega, sono ormai saltate le marcature: Sarri dice che sul campo di Genova non si può giocare, Garcia parla di parodia del football, Tare accusa il palazzo di andare contro la Lazio, Lapo Elkann si scaglia, con la classe sottile che lo contraddistingue, contro Tavecchio e soci. Sarebbe opportuno un mese o più di pausa. Così come sono scomparsi dagli stadi, per il momento, bombe carta e fumogeni, grazie al terrore dopo Parigi, meriterebbero uguale silenzio gli arruffapopolo che prima si fanno il segno della croce, quindi indossano la maglietta della solidarietà e dell'amore, si acconciano e poi vengono smascherati dalla loro stessa ignorante superbia. Di certo costoro piacciono alla pancia dei tifosi che prima cantano la marsigliese e poi uheggiano contro morti e infortunati che giacciono sull'erba del campo di gioco. Peccato davvero, l'Inter di Napoli è stata nu babbbà.

Mancini è riuscito a renderlo indigesto.

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