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Nibali scopre il vero nemico. Il Tour è già in crisi di nervi

Il patron di Contador lo provoca: "Con Alberto non sarebbe in giallo". E i francesi tirano in ballo il dottor Ferrari. Vincenzo: "Ho già querelato..."

Nibali scopre il vero nemico. Il Tour è già in crisi di nervi

Risoul - Le Alpi ci restituiscono un Nibali sempre più grande, sempre più consapevole della propria forza. Nella due giorni alpina, il siciliano si porta a casa un primo e un secondo posto. A Chamrousse davanti a Rafa Majka, ieri a Risoul dietro allo stesso polacco della Tinkov. In entrambe le occasioni, il ragazzo di Sicilia ha portato a casa tempo prezioso, distanziando i suoi diretti avversari ancora un po'. Ora lo spagnolo Alejandro Valverde è sempre secondo ma a 4'37", mentre il giovane transalpino Romain Bardet è terzo a 4'50".

Forte, ma non di una forza straripante. Certo, quando decide di partire Vincenzo non ha problemi a farlo: parte e se ne và. Ma alla fine i distacchi non sono siderali. Sono distacchi ancora ragionevoli, anche se nella generale pesa molto il vantaggio accumulato nella tappa capolavoro, quella di Arenberg, sul pavé della Roubaix, dove davvero fece del male a tutti.
«Dall'ammiraglia mi hanno detto: "se ne hai, proviamo a guadagnare ancora un po' " e così ho fatto - racconta Vincenzo per spiegare il suo nuovo attacco -. Valverde inizialmente stava per tornarmi sotto ma nel finale è crollato. Davanti abbiamo tenuto un ritmo davvero alto. Peraud mi ha lasciato perplesso: non mi ha dato un solo cambio per tutta la salita e poi si è messo a sprintare per il secondo posto. Eh, no. Non si fa così... (sorride, ndr)».
Ora la vera sfida è fargli saltare i nervi. Questo è il prossimo obiettivo dei suoi avversari e di chi li dirige. Mettete Oleg Tinkov, appassionato e passionale sponsor di Alberto Contador e del vincitore di ieri Rafa Majka. Ai microfoni di Eurosport dice senza tanti giri di parole: «Nibali sta vincendo un Tour che avrebbe perso. Se ci fosse stato Alberto, già a Chamrousse avrebbe vestito la maglia gialla. Stava talmente bene che non ci sarebbe stata sfida».
Vincenzo, che conosce il magnate russo, non cade nel tranello e risponde in tutta tranquillità: «Sì, e se ci fosse stato anche Chris Froome ce le saremmo date di santa ragione… Cosa posso dirvi? Tinkov lo conosco bene io come lo conoscete bene voi, posso solo ricordarvi che l'anno scorso ho vinto quasi tutte le corse a cui ho partecipato e dove c'erano anche Froome e Contador».

Il dopocorsa è nervoso, molto più della corsa, che fila via veloce, con uno spartito ormai noto e conosciuto a tutti. In sala stampa e tra i team cresce la voglia di rovinare la festa al nostro campione tricolore. I Tour si corrono anche nel dopocorsa, alimentando polemiche, creando casi ad hoc. Andando a frugare con calma nel passato di ogni corridore... Dopo le domande sulle presenze scomode di Vinokourov, il team manager dell'Astana, con gravi passati di doping, ecco la domanda sul dottor "Mito", al secolo Michele Ferrari, il preparatore più ambito e bandito dal mondo del ciclismo: quello di Lance Armstrong, per intenderci. Anni fa, Vincenzo fu accostato al nome di questo preparatore. Lui, a differenza della stragrande maggioranza dei suoi colleghi, reagì in maniera composta ma ferma: querelando sia Ivano Fanini, titolare di una piccola formazione di terza divisione, che un giornalista italiano di Repubblica. «Queste due persone sostenevano che io avessi al mio fianco come preparatore Ferrari, quando io invece non l'ho mai né incontrato né tantomeno conosciuto. Sostenevano addirittura di essere in possesso di materiale fotografico che documentavano quanto andavano in giro dicendo o scrivendo: così presi posizione e decisi di querelarli entrambi. Sapete come è andata a finire? Che mi hanno chiesto entrambi, dopo avermi scritto una lettera di scuse, di ritirare la querela». Fine della seconda puntata: ma non finisce qui.

C'è ancora una settimana di corsa, e non sono i Pirenei a far paura.

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