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NIET OLIMPICO

Doping, Tas respinge il ricorso di 68 atleti E il Cio potrebbe bandire tutta la spedizione

Sergio Arcobelli

L'atletica russa fuori da Rio. Questa è la decisione irremovibile e ufficiale annunciata dal Tribunale arbitrale sportivo di Losanna, che ha respinto il ricorso presentato dai 68 componenti della squadra di atletica leggera in seguito alla sospensione della Federatletica russa per via dello scandalo del doping di Stato. «Il tema della responsabilità collettiva fa sapere un portavoce del Cremlino - non può essere accettabile. Così facendo vengono puniti degli atleti che stavano preparando le Olimpiadi e che non hanno a che fare con il doping, visto che i loro test venivano prelevati regolarmente dalle agenzie antidoping straniere».

Si tratta, in effetti, di un primo pugno duro nei confronti della Russia, che obiettivamente rischia di subire anche il definitivo colpo del ko. Infatti, il Cio esaminerà il verdetto del Tas («la nostra decisione arriverà a giorni»), per poi pronunciarsi sulla possibile esclusione da Rio della potenza dell'est.

Tra i 68 sovietici al bando scottati da quanto è avvenuto c'è Yelena Isinbayeva, la regina dell'alto che era rientrata alle gare con l'obiettivo della quinta Olimpiade e che ha definito questo verdetto il «funerale dell'atletica». Un altro campionissimo dell'atletica, Usain Bolt, che stasera sarà in gara a Londra nell'ultimo test in vista di Rio per verificare il recupero dal problema muscolare, non si è esposto sul polverone giudiziario che sta investendo la Russia, ma ha ribadito: «Le regole devono essere rispettate e chi sbaglia deve pagare. Di fatto viene lanciato un messaggio forte sul doping».

La pensa ovviamente in modo opposto Vitaly Mutko, il ministro dello sport russo che, secondo il rapporto della Wada, sarebbe pesantemente coinvolto nel sistema di manipolazione delle provette. «La decisione del Tas viola i diritti degli atleti russi onesti e crea un precedente di responsabilità collettiva che punisce sportivi non coinvolti nel doping». E ancora: «La decisione del Tas non è obiettiva, in qualche modo è politicizzata ed è priva di qualsiasi fondamento giuridico. La Iaaf è completamente corrotta. Non si spiega il perché il Cio non conduca indagini su questa cosa». Parole forti, che però si perdono di fronte ad altre evidenze. Nel dossier di novanta pagine dell'Agenzia Mondiale anti-doping sono infatti emersi i nomi di ben dieci giocatori di pallavolo. La Russia che, ricordiamolo, è qualificata a Rio sia al maschile che al femminile, è una delle pretendenti all'oro olimpico.

Resta il fatto che quest'ennesima bufera doping potrebbe facilitare, ancora di più, l'esclusione di tutte le rappresentative russe dalla rassegna carioca. Amaro il commento del numero uno del Coni Giovanni Malago, «non è affatto un giorno di festa», in linea con il presidente della Iaaf Sebastian Coe che aveva dichiarato «siamo grati che le nostre regole e il codice anti-doping siano stati sostenuti, ma questo non è un giorno per dichiarazioni trionfali...». Coe ha poi aggiunto che «dopo Rio, la Iaaf continuerà a lavorare con la Russia per stabilire un ambiente pulito e tornare al più presto al riconoscimento internazionale».

E ora si attende solo che il Comitato olimpico internazionale pronunci un verdetto. «La Russia ha riferito l'ex presidente della Wada John Fahey - dovrebbe senz'altro essere esclusa per intero dalle Olimpiadi. Siamo di fronte ad una vicenda di estesa corruzione e non di casi individuali o di un gruppo, né di un singolo sport: è una cospirazione di Stato mossa attraverso il ministero dello Sport, la locale Agenzia antidoping e i servizi segreti».

Parole al veleno che sanno di condanna.

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