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La Norvegia ha trovato il capitano in un reality

Paese bizzarro, la Norvegia; ci si può sposare all'Inferno (Hell, 350 anime nel Trøndelag), si pescano granchi da 14 chili e il vincitore di un talent show può diventare il capitano della nazionale di calcio. E' quanto accaduto a Per Ciljan Skjelbred, che ha iniziato la propria carriera trionfando a Proffdrømmen , reality sulla falsariga del nostro Campioni. Lì non si giocava nel Cervia di turno, ma si dovevano superare una serie di provini sotto gli occhi di cinque tecnici norvegesi. Il premio era l'ingresso nel vivaio del Liverpool, che Skjelbred ha successivamente lasciato di sua sponte per giocare subito tra i "grandi" con il Rosenborg, debuttando a 17 anni in Champions. Non è diventato un campione, ma un giocatore vero (oggi milita nell'Herta Berlino) sì.

Così come vero, pur se ai limiti dell'incredibile, è stato il gol realizzato dal centrocampista Jone Samuelsen il 25 settembre 2011 in Odd Grenland-Tromsø: colpo di testa dalla propria metà campo, con la porta avversaria distante 58,13 metri, e palla in rete. Record mondiale. Non è invece un primato, ma poco ci manca, quanto successo al difensore Fredrik Semb Berge un paio di anni fa. Il suo club di allora, l'Odd Grenland, navigava in cattive acque e necessitava di fare cassa, ma a scongiurare la cessione della stella della squadra ci pensò tale Yngvar Borgesen, che decise di investire una parte dei 12 milioni di euro vinti all'Eurojackpot per acquistare il 25% del cartellino di Semb Berge. Il quale venne venduto l'anno dopo al Brøndby per una cifra superiore, e il tifoso intascò una percentuale.

E' andata meno bene a Truls Møller Dæhli, da anni commentatore della nazionale per la tv norvegese e per VG , uno dei quotidiani più venduti del paese. Il figlio Mats, enfant prodige dalle movenze alla Iniesta cresciuto nel vivaio del Manchester United, è così talentuoso da entrare nel giro della nazionale a 18 anni, causando indirettamente il "licenziamento" del padre per conflitto d'interesse. Se Møller Dæhli jr. è uno da tenere d'occhio, gli Azzurri faranno bene a tenersi alla larga da Rune Jarstein. Un gatto tra i pali, una iena fuori: una volta venne sostituito all'intervallo perché cercò di prendere a pugni l'allenatore, un'altra sfasciò due telecamere per un'intervista andata male. Ma il peggio di sé lo diede in un Rosenborg-Viking, quando nel recupero colpì l'attaccante avversario mentre l'azione di gioco era lontana 30 metri. Risultato? Rigore e vittoria Rosenborg.

Proprio bizzarri, questi norvegesi.

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