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La notte fonda del Tennis fa fuori Davis e Azzurri col nuovo torneo farsa

La formula Piqué non piace a nessuno Ma l'Italia è uscita malamente al primo giro

La notte fonda del Tennis fa fuori Davis e Azzurri col nuovo torneo farsa

«Qualche piccolo aggiustamento andrà fatto: questo format non rende onore alla Davis». Corrado Barazzutti è un uomo diplomatico, ma alle 4 di notte si capisce che lo hanno preso per sfinimento. Anzi le 4.04, quando Bolelli e Fognini, davanti a 200 sonnambuli presenti, perdono il loro match di doppio e quindi la sfida con gli Usa. Per l'Italia era già da un po' notte fonda, così come per il tennis tutto.

Dunque: questa sarebbe una coppa Davis. Ovvero lo sarebbe secondo Gerard Piqué e soci che hanno messo le pezze sulle crepe di una formula centenaria finendo per mandare l'insalatiera in frantumi. Un esempio? Due in verità. Cioè la grande sportività (eccome no) di Canada e Australia che, avendo visto che il doppio era per loro ininfluente (vista la qualificazione già raggiunta per i quarti di finale), han ben pensato di abbandonare il campo dopo un game lasciando agli avversari (rispettivamente Usa e Belgio) la vittoria per 6-0, 6-0. Secondo regolamento. Successo che, nel secondo caso, è valso praticamente il pass per il turno successivo come migliore seconda proprio grazie al conteggio dei game, mentre azzurri e americani si stava sfiancando nel doppio a luci soffuse. Insomma: un delirio.

In tutto questo non è che noi siamo riusciti a fare una bella figura: l'Italia si è presentata con la migliore formazione da quarant'anni a questa parte e alla fine torna a casa con due sconfitte. Ci sono ovviamente tutte le attenuanti possibili, tipo lo stato di forma dei giocatori al termine di una stagione lunga e appunto le follie della formula. Ma di sicuro è una delusione, anche se «pochi punti hanno fatto la differenza: i ragazzi hanno dato tutto. Questa è una squadra forte, ci riproveremo». Così parlò Barazzutti, e diciamolo - non si può dare torto al Ct, soprattutto pensando al facile dritto di Berrettini sul 5-5 del tiebreak del secondo set contro Fritz che avrebbe spianato la strada al successo contro gli Usa. Matteo aveva vinto il primo, Fognini aveva battuto Opelka e sul 2-0 nel conteggio dei match c'era ancora speranza di qualificarsi tra le migliori otto. Invece su Berrettini, arrivato stanco dalle Atp Finals di Londra, è calata la notte e siamo andati a dormire.

Resta però l'incubo di una manifestazione che con la promessa «una città, una settimana, 18 squadre, un campione del mondo», ha buttato via in poche ore una storia centenaria. Per carità: a Madrid i giocatori stan facendo tutto il possibile, basta vedere l'impegno che ci mette gente come Nadal, Djokovic e Murray. Ma loro stessi sono i primi a chiedere che si faccia subito qualcosa per rimediare al caos. Dice Rafa: «Non è concepibile avere due competizioni a squadre a distanza di un mese l'una dall'altra». Aggiunge Novak: «Di questa cosa se ne parla da tre anni e non si è fatto nulla».

La proposta la coppa svenduta dalla federazione internazionale al gruppo Kosmos (quello di Piqué) con l'Atp Cup che aprirà l'anno in Australia. Dove 24 squadre, con una formula uguale (si spera non troppo) si disputeranno un trofeo che vale come allenamento in vista del primo Slam. Ovvero: si fa per i punti in classifica ma anche per i tanti soldi in palio. Ma almeno al momento più logico. Il nome? Non importa.

Tanto ormai la Davis è svanita nella notte.

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