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La nuova F1 chiama Briatore risponde: «Torno da consulente»

La nuova F1 chiama Briatore risponde: «Torno da consulente»

nostro inviato a Montecarlo

Flavio se ne sta sereno sul ponte del Force Blue e intanto c’è tutto un mondo che gli gira intorno. Qualcuno lo chiama dal molo, «ehi Briatore…» e lo saluta e lui si volta, ricambia, lui sorride, dice «da tre anni sono fuori dalla F1 eppure visto?». Eppure al tavolo a pochi metri dal suo c’è la moglie Elisabetta Gregoraci che parla con gli ospiti, fra questi la giovane compagna di Bernie Ecclestone. Eppure a un paio di centinaia di metri, laggiù nel paddock, sono riuniti il di lei compagno, cioè il capo della F1, e il presidente della Ferrari Luca di Montezemolo e altri big dell’automondo, compreso Ross Brawn, Mercedes, al momento l’osso più duro visto che manca la firma della Casa tedesca al rinnovo del patto della Concordia che sdoganerebbe definitivamente il progetto quotazione in borsa e altra ricchezza e salute per questo sport.
Squilla il telefonino di Briatore, l’infernale oggetto sembra quasi diventare rosso Ferrari, è un segnale, c’è da giurarci, la chiamata arriva da laggiù, dal paddock, dal Cavallino. Flavio risponde, giusto pochi minuti e saluta tutti. Lui che da tre anni non c’entra con la F1, lui va al paddock chiamato dal board in pectore della F1 che sarà, quella della quotazione in borsa (anche se il caso Facebook consiglia di andarci piano, di scegliere il momento giusto, farà sapere un Ecclestone temporeggiatore). In mattinata c’è già stato un incontro a tre Montezemolo, ancora il patron inglese del Circus e Donald Mackenzie, numero uno del fondo Cvc che detiene i diritti F1 e che ha di recente ceduto il 21% a investitori istituzionali proprio per il futuro sbarco in borsa, a Singapore. Nel pomeriggio bisogna solo fare il punto della situazione in vista del meeting con la Fia e il suo presidente Jean Todt, per cui necessita ragguagliarne Flavio. Che da tre anni non c’entra con la F1.
Forse non si è capito, ma Flavio Briatore c’entra con la F1 e torna in F1. Punto. Alla sua maniera, in modo nuovo, da superconsulente di questo gran carrozzone che sarà, quello versione borsa e salto di qualità. Non lo dice ma si capisce: sarà uno di quei consulenti a cui di solito si dà carta bianca. «Vent’anni in questo ambiente mi consentono di poter esser utile, sarà come un hobby, darò consigli a livello normativo, tecnico, a livello commerciale e di marketing». Praticamente consiglierà a tutti i livelli, «perché ogni team possa guadagnare di più e spendere meno, perché la quotazione in borsa è un’occasione importante da cogliere, perché sto preparando un regolamento, sì, diciamo anche tecnico» spiega nel senso che si dovrà risparmiare, nel senso meno aerodinamica, meno gallerie del vento perché «gli ingegneri devono capire che non è più fondamentale spendere cifre nella galleria del vento se poi si arriva in gara e messe le scarpette (cioè le gomme, ndr) i loro numeri perdono significato. È un campionato imprevedibile, un campionato delle gomme, la Pirelli ha fatto un gran lavoro e ciò che le era stato chiesto dalle squadre. Però serve anche credibilità in questo sport, il tifoso ancora si domanda come sia possibile che Maldonado e la Williams battano Alonso e la Ferrari». Come dire: c’è spazio per migliorare lo show.
Forse anche questo non si era capito, ma Flavio in fondo è già tornato in F1 senza però dire e ammettere che il senso futuro è quello di raccogliere un giorno l’eredità di Ecclestone. Intanto guai solo a pensarlo, perché «solo Bernie è eterno» dice con l’affetto raro che può legare due uomini molto uniti, molto manager e molto duri nel business. Ed è a questo punto che Briatore duro diventa morbida gomma piuma, diventa padre: «In 20 anni ho vinto tutte le mie sfide in F1, ora mi potrebbe interessare solo un ruolo commerciale, di marketing, perché mi diverto a fare altre cose, perché ho bisogno di attività che mi lascino tempo per la famiglia (a settembre condurrà un talent su futuri manager, “The Apprentice”, su Cielo). Ad esempio non viaggerei più come prima, in fondo sento Ecclestone tutti i giorni, in fondo ho sempre contatti stretti con tutti, in fondo Falco, mio figlio, è uno dei motivi, è il motivo. Non ho più trent’anni, nella migliore delle ipotesi potrò godermelo per altri 15, 20 anni, poi c’è un limite anche per me… solo Bernie non ha limiti» scherza ancora. E si fa subito serio: «Un fratellino per Falco, sì, quando stai con una persona a cui vuoi bene ci pensi e poi ho un’età in cui non posso sprecare tempo a scapito della famiglia… Però non sono pentito di aver aspettato così tanto a sposarmi e diventare padre, avessi fatto tutto prima sarebbe stato un disastro. Ricordo che avevo praticamente la camera da letto in ufficio, che respiravo solo per vincere, per dedicarmi egoisticamente al team e al successo.

È proprio vero che tutto ciò che è importante matura nella stagione giusta».

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