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Operazione «All in» a rischio Buone notizie dalla Corte Ue

Operazione «All in» a rischio Buone notizie dalla Corte Ue

L'Europa dovrebbe aver accolto il ricorso di uno studio legale italiano in difesa di uno dei tanti poker players italiani colpiti dalle cartelle esattoriali dell'Agenzia delle Entrate a seguito dell'operazione «All in» sulla tassazione delle vincite in tornei «live» giocati all'estero. Lo rivela il sito gioconews.it. Ora mancano solo le motivazioni della sentenza della Corte di Giustizia Europea, attese a giorni. Potrebbe essere una grande svolta per tutti i giocatori coinvolti in queste cause contro le sanzioni che l'Agenzia delle Entrate e la GdF hanno provato a comminare verso questi tipi di reddito «nuovi» e difficilmente catalogabili nella normativa italiana.
Ecco la questione pregiudiziale avanzata dal ricorrente: «Se l'assoggettamento ad obblighi dichiarativi ed impositivi a fini fiscali delle vincite conseguite presso case da gioco di Paesi membri dell'Unione Europea da persone residenti in Italia, come previsto dall'articolo 67, lettera d) DPR n. 917 del 22 dicembre 1986 (TUIR), si ponga in contrasto con l'articolo 49 del Trattato CE, oppure se sia da ritenersi giustificato da motivi di ordine pubblico, di pubblica sicurezza o di sanità pubblica, ai sensi dell'articolo 46 del Trattato CE».
Il problema è quello della disparità di trattamento e discriminazione di un cittadino europeo da uno stato membro all'altro, oltre al divieto di doppia imposizione in due Paesi dell'Ue. La linea difensiva non faceva una piega: perché pagare le tasse in Italia dopo aver già pagato un sostituto d'imposta in Slovenia, in Spagna o in Francia? Naturalmente un parere di questo tipo a livello europeo sarà di un'importanza fondamentale e forse determinante per il futuro dei poker players.
L'operazione «All in», insomma, inizia a scricchiolare. E qualche settimana fa Marco Della Monica, player campano, aveva messo in dubbio le fondamenta sulle quali si poggiavano le richieste esattoriali, ossia su una fonte aperta e quindi non certa alla quale sarebbe dovuto seguire un accertamento ufficiale e basato su documenti certi e certificati (i finanzieri avrebbero visitato solo il sito che censisce e classifica le vincita, HendonMob, senza fare visita neanche ad uno dei casinò nei quali si sarebbero vinte le somme incriminate).
Della Monica, che oltre a essere 64esimo nella money list italiana, di mestiere fa il commercialista, ha da poco discusso il suo ricorso nella Commissione Tributaria Provinciale della Campania. «Ho spiegato al relatore - dice - che l'accertamento citava come fonte HendonMob. Si tratta di una fonte aperta, mentre un accertamento va verificato con i controlli sui conti in banca e nelle transazioni dei casinò: se un personaggio famoso compare con una barca in tv e la Finanza vuole verificare i suoi redditi non basta di certo un'immagine.

Altrimenti le indagini partirebbero tutte da Novella2000».

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