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Paltrinieri rallenta ma Miressi ci regala 100 metri di gloria

Greg febbricitante è solo di bronzo sui 1500 Il torinese grande novità: siluro d'oro nel futuro

Paltrinieri rallenta ma Miressi ci regala 100 metri di gloria

Un gigantone tira l'altro: per una volta ci siamo persi la medaglia d'oro di Greg Paltrinieri, ma il nuoto azzurro ha raccolto forse qualcosa di meglio per l'immaginario collettivo. Ieri pioggia di medaglie, ma c'è qualcosa di più. Alessandro Miressi è un bolide della vasca, carrozzato siluro nei suoi 2 metri e 02, ha tracciato l'acqua dei 100 sl ed è entrato nel gotha della gara regina. Forse non è un caso, forse solo una felice coincidenza che l'Italia dello sport sia tornata a ritrovare facce vincenti nelle gare regine degli sport olimpici per eccellenza: Miressi, nato a Torino 19 anni fa, piemontese che si tien stretto alle origini, oggi re dei 100 sl, ha portato a casa quella medaglietta che si augurava prima degli europei, non sapendo esattamente cosa aspettarsi. E così nell'atletica: domani sera ci immergeremo nei 100 metri con Filippo Tortu, ventenne milanese di origine sarda. E chissà quale medaglietta.

L'Italia del nuoto non bada a mezze misure: dopo l'oro di una ragazza tutta grinta, ecco uno stangone figlio di una famiglia nata nello sport, papà giocatore di baseball, mamma ex azzurra del softball, capace di provare di tutto (ma i genitori non gli hanno fatto mai tentare il baseball) prima di decidersi per la piscina. Miressi è spuntato nel nuoto d'Italia sparando temponi e successi: gigante buono, nel senso della stoffa, ancora ragazzone più che campione. I suoi 100 metri sono stati un raffinato ricamo di forza, potenza e intelligenza agonistica: per niente esuberante ma concentrato nel mantenere l'equilibrio della sua prova. Luca Dotto, il campione europeo uscente ha lanciato una gara di disperata follia (primo ai 50 metri), l'inglese Duncan Scott ha pensato di raccogliere gli interessi ma si è visto sfilare il bolide al fianco ed ha capito che l'oro sarebbe stato ancora made in Italy: 4801 il tempo di Miressi che significa il record personale, l'ultimo di una serie che ha abbattuto proprio in questi campionati, arrivando alla finale con il miglior tempo (4811).

Proprio questo continuo erodere i suoi tempi, il fantastico 4699 realizzato in staffetta, dimostra che l'Italia ha trovato un campione ancora in evoluzione, un altro re da cornice dei ricordi: tutto cominciò con Paolo Pucci nel 1958 a Budapest, poi c'è stato Giulio Lamberti, Filippo Magnini si è fatto una scorpacciate di tre titoli, Luca Dotto ultimo campione nel 2015. Sette corone per cinque re. Cosa chiedere di più? Emozioni da regalare, come quelle che hanno preso Miressi, diplomato e iscritto all'università online, un po' stentato nel seguire le parole dell'inno. «Ero commosso, quasi stavo per piangere», ha raccontato. Pronto a rilanciare: «Una medaglia così era un sogno nel cassetto, ora bisogna lavorare duro».

La sintesi di una filosofia che vale per tutti questi ragazzi. Lo ha dimostrato Federico Burdisso, 17enne pavese senza paura, ripescato alla finale e andato a conquistarsi un bronzo inatteso nei 200 farfalla. Invece Greg Paltrinieri ha usato la forza dei nervi distesi per alleviare il dispiacere di un trono perso: tre volte campione d'Europa nei 1500 metri, stavolta ha gestito da campione per 800 metri, poi il tedesco Wellbrock e l'ucraino Romanchuk gli hanno fatto vedere le spalle. «Quei due sono andati fortissimo, a me scoccia solo di non essermi sentito al meglio. Non sapevo nemmeno se fare la gara». Una febbriciattola lo ha atterrato.

Un virus dalla faccia di bronzo.

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