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Tra papere, rigori e Var il Milan torna a vincere E Giampaolo resta a galla

Reina sbaglia, poi para un rigore: in mezzo c'è la rimonta milanista. Il tecnico si salva coi cambi

Tra papere, rigori e Var il Milan torna a vincere E Giampaolo resta a galla

Reina lo inguaia, Reina lo salva alla fine con una prodezza decisiva. Schone lo illude a fine primo tempo, Schone lo tradisce dal dischetto facendosi parare il possibile 2 a 2. Attenzione però: Leao e Paquetà, i due rimpiazzi della ripresa, sono gli autori della rimonta rossonera. A un passo dal precipizio, il Milan si è rialzato e guadagnato finalmente i tre punti che gli han consentito di arrivare alla sosta per le nazionali in un clima di maggiore serenità. Salvo, forse, Giampaolo autore di qualche scelta incomprensibile tra primo e secondo tempo, mentre Andreazzoli è pronto a pagare gli errori commessi dai suoi, in difesa prima e poi nel finale concitato, scandito da un paio di espulsi dalle panchine (Saponara e Castillejo). Così il Milan rimette in sesto una classifica deprimente. Ma c'è molto da discutere.

Se con i bamboccioni il Milan è affondato, allora Giampaolo si rivolge, per necessità (Reina al posto di Donnarumma ko durante il riscaldamento) o per scelta (Biglia e Bonaventura invece di Bennacer e Leao) ai senatori. E proprio da uno di loro, il portiere spagnolo, è arrivato lo sfondone decisivo che ha spalancato al Genoa il risultato. La punizione del danese Schone da distanza ragguardevole non è irresistibile, Reina, inginocchiato come un principiante, se lo vede sfuggire lateralmente lasciando i suoi nel panico assoluto. Eppure i guai arrivano, se possibile, anche prima poiché il Milan non è in grado di organizzare un gioco decente senza mai armare quindi il suo attacco che resta a digiuno di suggerimenti e giocate di qualche rilievo. Il Genoa invece ha idee, velocità e anche un paio di occasioni (Lareger e Pajac neutralizzati da Reina) per meritare il vantaggio all'intervallo e segnalare tra l'altro le perfette chiusure difensive di Zapata, un ex molto rimpianto a Milanello.

Le mosse della disperazione firmate da Giampaolo, maturate all'intervallo, segno evidente di autocritica, hanno capovolto, in un mucchietto di minuti, la storia e l'inerzia della sfida. L'arrivo di Paquetà (e riposo lo spento Calhanoglu) e di Leao (sotto la doccia il macchinoso Piatek) hanno messo il Genoa con le spalle al muro e ne hanno scoperto gravi peccati d'ingenuità. Il primo commesso su una banale punizione che il brasiliano calcia a sorpresa per Theo Hernandez in fuga sulla sinistra e capace d'infilare la palla tra palo e portiere, il secondo di Biraschi che con la mano interrompe il dribbling volante di Leao in area. Rigore, trasformato da Kessiè, e rosso per il difensore. Sono loro due, Paquetà e Leao, i giovani leoni schierati in panchina, a trasformare un gruppo dall'elettroencefalogramma piatto, in una squadra viva e reattiva, incapace però nella fase successiva di sottrarsi al rischio del ritorno genoano per via di un altro sciagurato errore, questa volta commesso da Calabria che sbava un tocco presuntuoso (di tacco) e commette il fallo che gli costa l'inevitabile secondo giallo. Ecco un altro bamboccione. Non c'è qui la maturità richiesta per amministrare il gioco e nemmeno la capacità di palleggio che pure dev'essere una delle virtù insegnate da Giampaolo alla truppa rossonera.

Parità numerica ristabilita nell'ultimo tratto che diventa un'altra partita per un discutibile rigore che Reina, riscattando l'errore iniziale, para al danese Schone.

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