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La parabola di Mou. Adesso Ranieri è diventato un amico

Il portoghese è in crisi e stasera c'è Leicester-Chelsea. Per l'italiano vale la vetta. E José: «Ci ha unito l'Inter»

La parabola di Mou. Adesso Ranieri è diventato un amico

Londra - Come passare da un'antipatia conclamata, spesso villana, ad un rispetto reciproco, a tratti affettuoso. Potere del tempo, del calcio, dei risultati. La sorpresa più eclatante della Premier League è una provinciale, il Leicester, protagonista fin qui di un exploit improbabile ancor più che insolito. Seconda, a pari punti con il Manchester City, una sola lunghezza dietro alla capolista Arsenal. Ma questa sera le Foxes hanno l'occasione per tornare nuovamente sole al comando. Ospite del King Power Stadium, 32mila posti a sedere, è il Chelsea in cerca di riscatto. Se è vero che i Blues hanno ormai abdicato al titolo vinto solo lo scorso maggio, 18 punti di distacco dalla vetta (e 14 dalla zona Champions) sono un ritardo insostenibile. Il big-match della 16/esima giornata è confezionato. Tra la squadra che ha perso meno in campionato, il Leicester appunto (un solo stop, contro l'Arsenal), e il Chelsea zavorrato da otto passi falsi.

Per le Foxes è l'ennesimo esame di maturità in questi primi quattro mesi di calcio: quando finirà la favola? Un tormentone che si rinnova settimana dopo settimana. Rimandato con stupefacente puntualità: striscia positiva di otto partite, cinque vittorie nelle ultime sei uscite. Eppure a tener banco, nei titoli dei tabloid, è la sfida nella sfida tra i due ex nemici, Claudio Ranieri e José Mourinho. Sorprendenti nel trasformare l'insofferenza insultante che tipicamente precedeva i loro incontri, in dichiarazioni zuccherose. Nel solco del fair-play più ortodosso. Come sono lontani i tempi in cui il portoghese attribuiva per scherno 70 anni a Ranieri, dandogli - senza mezzi termini - del perdente. O quando il tecnico romano gli replicava sarcastico di non «avere il complesso della vittoria». Non proprio punzecchiature, insulti e insolenze da panchina a panchina. Mou lo irrideva per il suo inglese approssimativo. Ranieri replicava di «avere un altro stile, quello di chi dà rispetto».

Da allora, dal loro ultimo confronto, quando Ranieri guidava la Roma, il portoghese l'Inter, sono trascorsi cinque anni e mezzo. Nel mentre Mou ha allenato il Real Madrid prima di tornare in Inghilterra; due stagioni prima del sorprendente ritorno dell'italiano, salutato per primo - da non credere... - proprio dall'ex nemico. «Quando ho firmato per il Leicester Mourinho è stato il primo a mandarmi un sms di bentornato'. In Italia ci siamo scontrati ma ha fatto il gioco di tutti», l'ammissione di Claudio. Versione confermata dal portoghese: «Quand'ero all'Inter, Claudio allenava una rivale per il titolo e in quei casi non si può essere amici. Ci siamo presi in giro, ma capita, soprattutto in una nazione come l'Italia».Nessun rimpianto dunque per i passati confronti (dialettici) abrasivi. Mou preferisce anzi rivelare il giorno d'inizio della nuova relazione zuccherosa: il 22 settembre 2011, quando Ranieri diventò il nuovo allenatore dell'Inter.

«Con l'arrivo di Claudio all'Inter ho provato quello che provo sempre... voglio che l'Inter vinca. Per me resta un club speciale e così ci siamo avvicinati. Abbiamo anche parlato. Per cui, tornato in Premier, è stato normale augurargli buona fortuna. Ho sempre avuto rispetto per l'uomo». In pochissimi se n'erano accorti.

Meglio così.

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