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Il paradosso Napoli: gol in campo, contestazioni sugli spalti

Il paradosso Napoli: gol in campo, contestazioni sugli spalti

A Napoli si vive di eccessi, si sa. O troppo o niente. Euforia o depressione. Si può vincere lo scudetto o si può retrocedere. Il paradosso va di pari passo con gli eccessi: capita così che una squadra seconda in classifica, la prima in assoluto per qualità di gioco espressa, giochi le sue partite casalinghe in uno stadio semideserto. Che poi è sempre stato il vero alleato. Un San Paolo da brividi per le statistiche: Sarri ci ha giocato 22 partite, con 19 vittorie e 3 pareggi. Tra fine campionato scorso e inizio di quello attuale siamo a nove successi consecutivi, non accadeva dal 1990, stagione del secondo tricolore. Miglior attacco, pure se rimasto orfano di Higuain.

I gol in campo, le contestazioni sugli spalti. Gli applausi a Marekiaro, vero capitano e vera bandiera: tra un po' raggiungerà Maradona e Bruscolotti e diventerà il bomber della storia e il più azzurro di sempre. Gli osanna a Sarri, napoletano di Bagnoli, diventato per il popolo delle curve uno di loro. Perché Sarri ha evidenziato una lacuna nella politica del club e oggi tutto quello che può essere detto contro De Laurentiis fa gioco. Colpa dei prezzi delle curve, saliti a 40 euro per le gare di Champions e per i big-match di campionato. Un affronto per gli occupanti dei settori popolari: è qui che si registra il calo di presenze più vistoso, mentre tiene il confronto generale con gli altri club anche loro alle prese con l'emorragia di tifo.

Orgoglio e passione, ragione e paradosso: non bastano i sette anni in Europa, la terza volta in Champions e la reale possibilità di togliere la polpetta dal piatto bianconero, Napoli si allontana dal Napoli.

Fortuna che c'è la Champions, che stuzzica e affascina: per il Benfica saranno più di 40mila.

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