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Parenti serpenti. Il pallone all'ultima farsa

Parenti serpenti. Il pallone all'ultima farsa

C i mancava la sorella di Neymar. Tale Rafaella Santos che partecipa al carnevale non di Rio ma globale dell'universo fucibol con questa frase: «Voi tifosi del Paris Saint Germain siete degli esseri umani disgustosi, senza di lui non vincerete nulla. Coglioni». Bene, anzi benissimo. Nemmeno quel genio di Leonardo, uno che sa stare in piedi anche in caso di scala Mercalli 10, è riuscito a convincere il compatriota Neymar, escludo che possa intervenire sulla sorella dello stesso. Ma tant'è, ormai i dirigenti del calcio debbono fare i conti con famigliari e affini, una corte dei miracoli, un corteo di manifestanti con fissa dimora, quella delle banche di riferimento, ove sono depositati conti correnti, molto correnti a differenza dei titolari spesso portati all'ozio o alla pigrizia. Finiti i tempi della mamèta o del parroco amico e tutore di infanzia, oggi si va di carte bollate, di studi legali, di zii, madri, fratelli, sorelle, gli Addams del football comandano il gioco, impongono le regole che, poi, loro per primi vìolano. Vogliono molta trippa per gatti, esigono commissioni, suggeriscono rifiuti capricciosi, vedi alla voce Dybala o Higuain, là dove c'era la moglie di Zidane che desiderava una città di mare, appunto Madrid (!?), ecco appalesarsi la genitrice di Rabiot che decide il futuro del figlio in cambio di milioni dieci, scontata la segnalazione di Wanda e consorte, quindi Ancelotti si porta in panchina il proprio figlio, Conte il proprio fratello. Non vorrei che in futuro qualcuno ricorra a una badante, una escort, un prosseneta o paraninfo, tanto ormai sono saltate tutte le marcature, non quelle tattiche ma dell'etica e del rispetto, della buona educazione e dell'osservanza di impegni e obblighi. Parenti serpenti è un film magico del 1992, diretto da Mario Monicelli, una commedia con finale però tragico. Quello del football non è un film e non ha finali tragici, semmai ridicoli.

E ridono soltanto i calciatori.

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