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Parla la storia: Cenerentola non vince

Dominano europee e sudamericane. Solo la Corea nelle prime quattro

Andrea Cuomo

Quello che celebrerà la chiusura del primo secolo della più seguita manifestazione sportiva dopo le Olimpiadi sarà un mondialone-one-one. E pensare che nel 1930 la Coppa del Mondo poteva stare quasi dentro una nave, il piroscafo italiano Conte Verde, che trasportò a Montevideo, sede di tutte le partite di Uruguay 1930, tre delle quattro nazionali europee che avevano accettato l'invito degli organizzatori (Francia, Belgio e Romania; la quarta, la Jugoslavia, sarebbe arrivata a bordo della nave a vapore Florida), il Brasile salito a Rio de Janeiro, tre arbitri, Jules Rimet in persona e la coppa di quasi due chili d'oro forgiata dallo scultore francese Abel Lafleur che allo stesso Rimet sarebbe poi stata dedicata. Quella prima edizione di una rassegna iridata che all'epoca convinceva poco gli amanti del calcio (i britannici sdegnosi che non ritenevano, loro inventori del magnifico gioco, di doversi confrontare con il resto del mondo, ma anche gli italiani e i danubiani) si disputò a 13 squadre, con alcune caselle vuote rispetto all'iniziale progetto di un torneo a 16. Sarebbe successo ancora nel 1938, nel mondiale francese a 15 squadre per la sbianchettatura dell'Austria causa Anschluss, l'annessione alla Germania nazista. E nel 1950, quando al mondiale brasiliano del Maracanazo dettero buca: la Turchia assente ingiustificata; la Scozia che arrivò seconda dietro l'Inghilterra nelle qualificazioni ma rinunciò perché non meritava di andare al mondiale chi si era fatto sopravanzare dagli odiati cuginastri; e l'India (sì, l'India!) che voleva giocare a piedi nudi e la Fifa disse siete matti voi indiani.

Storie di un altro calcio. Oggi il mondiale è un affarone che nessuno si sognerebbe di disertare. Un ballo regale che è passato dal format a 16 fino al 1978 a quello a 24 dal 1982 al 1994 e a 32 dal 1998 al 2022 e che si è affollato di cenerentole. L'Europa infatti è rimasta lì: da Spagna 1982 a Russia 2018 sempre tra le 13 e le 15 nazionali. Bei tempi quando il vecchio continente, nel 1958, aveva il 75% degli slot (12 su 16). Nel mondiale 2026 l'Europa rischia di avere 16 posti su 48, ovvero il 33,33%. E il Sudamerica, dopo l'exploit inaugurale con 7 nazionali, ha sempre avuto 4 o 5 posti, toccando i 6 solo a Brasile 2014. A fare boom è stata l'Africa, che nelle prime undici edizioni ha visto solo 4 partecipazioni in tutto, poi ha avuto 2 qualificate tra il 1982 e il 1990, 3 nel 1994, e poi sempre 5 (6 nel 2010 in Sudafrica). E nel 2026 potrebbe averne 9 o 10. Più o meno come l'Asia, da uno negli anni '60 e '70 ai quattro delle ultime edizioni agli otto o nove del mondialone XXL. Peccato che nelle ultime dieci edizioni mondiali ci siano state 29 semifinaliste europee, 10 sudamericane e solo una asiatica, la Corea del Sud pompata dal viagra arbitrale nel 2002 e comunque finita quarta. Cenerentola può anche ricevere tante mail di invito, ma sempre con la zucca torna a casa.

Altro che piroscafo.

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