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Una partita sul filo della memoria

I progetti dovranno preservare la «sacralità» delle targhe del terzo anello

Franco Ordine

Il piano del nuovo stadio di Milano, costruito da privati (investimento previsto da 600 milioni), è un tomo da 750 pagine. È stato recapitato al comune perché lo esamini (120 giorni di tempo) e passato, sotto forma di informativa, ai quattro studi di architetti scelti per realizzare il progetto vero e proprio. Sono le eccellenze del settore: due italiani e due americani, tanto per non fare torto a nessuno. Boeri (suo il bosco verticale di Milano) e Progetto CMR in campo tricolore, Populous e Hok a stelle e strisce: tutti con esperienze e lavori di grande pregio, dal nuovo Wembley allo stadio di Cagliari. Ai quattro è stata recapitata, di recente, da parte delle due società milanesi, un'idea con cui provare a indorare la pillola al popolo dei romantici che si sono già espressi contro la demolizione di San Siro. Silvio Berlusconi e Massimo Moratti ne sono diventati i porta-bandiera. Il primo ha spiegato che l'impianto potrà essere utilizzato anche per altri eventi, il secondo ha avvertito un colpo al cuore al pensiero di non vedere più le targhe affisse al primo anello centrale e che rievocano i grandi successi euro-mondiali di Inter e Milan.

Sulle prime, la reazione delle rispettive proprietà, cinese e americana, è stata liquidatoria. «Trasferiremo le targhe nel nuovo stadio» hanno suggerito. Dinanzi ai primi sondaggi e al pronunciamento di qualche altro politico influente ostile al progetto, hanno cambiato indirizzo. «Quel pezzo di storia di San Siro deve sopravvivere dentro il nuovo progetto» è stato il suggerimento partito dai club e che dovrà trasformarsi in parte integrante del disegno col quale tutta l'area di San Siro sarà trasformata. L'indicazione passata ai professionisti dei quattro studi è precisa e al tempo stesso suggestiva. Si parte dalla prima bozza che prevede la possibilità di salvare quel tratto di primo anello di San Siro dove sono affisse le targhe per trasformarlo in una sorta di Muro della gloria calcistica milanese per arrivare addirittura alla possibilità di inglobare dentro quell'area poi destinata anche al resto del piano (centri commerciali, albergo, ristoranti), un vero e proprio museo all'aperto ricoperto di vetrate da impreziosire con altri cimeli della grandeur calcistica di neroazzurri e rossoneri. L'idea è stata accompagnata da qualche prezioso suggerimento: per esempio la soluzione adottata nel quartiere di Highbury, sede (dal 1913 al 2006) del vecchio stadio dell'Arsenal poi trasformato in area edificabile con la costruzione di Emirates stadium in un'altra zona. Nell'abbattere il vecchio impianto, hanno lasciato in piedi una ridotta testimonianza della storia calcistica del distretto di Islington. Per ora è catalogata come idea.

Tra qualche tempo potremmo ritrovarcela come disegno vero e proprio e le diverse soluzioni adottate potrebbero diventare addirittura decisive per la scelta del progetto complessivo.

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