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Pellé, il non fuoriclasse che ha battuto Chinaglia e Carnevale

Via dalla Nazionale per lo sgarbo a Ventura. Neppure Long John e Andrea puniti così

Pellé, il non fuoriclasse che ha battuto Chinaglia e Carnevale

Gioco di mano, gioco di villano. Graziano Pellè non ha picchiato nessuno, ma comunque non deve andare molto d'accordo con la sua destra, di mano. Dallo scavetto mimato a Neuer durante i rigori all'Europeo, al mancato saluto a Giampiero Ventura dopo il cambio contro la Spagna. Se la figuraccia francese gli era costata solamente la gogna mediatica, la mancanza di rispetto al ct la paga con l'esclusione dalla nazionale. Niente Macedonia domani. Mandato a casa. In Cina. Dove lo pagano dodici milioni all'anno. Roba da mani bucate, non maleducate. E così Pellè è fuori dal gruppo. E chissà se avrà un'altra occasione di vestire l'azzurro. Quasi sicuramente salterà la prossima di convocazione per il Liechtenstein e l'amichevole con la Germania, dunque non rivedrà Neuer. Dalla presa in giro al portiere tedesco al tweet con Parolo a bordo piscina fino al cambio di giovedì sera. Il destino di Pellè in azzurro è quello di far discutere.

E stavolta Ventura e la federazione, Lele Oriali sarebbe stato irremovibile, hanno scelto il pugno duro. L'esclusione è clamorosa perché mai era stato preso un simile provvedimento. Nemmeno per Andrea Carnevale a Italia '90, dopo il vaffa al ct Azeglio Vicini che gli preferì Totò Schillaci; neppure per Giorgio Chinaglia che nel 1974 manda a quel paese Valcareggi dopo la sostituzione contro Haiti. Altro cambio famoso quello di Roberto Baggio a Usa '94: Sacchi lo toglie contro la Norvegia per fare entrare Marchegiani al posto di Pagliuca espulso. Il Divin Codino esplode con Bucci che lo trattiene: «Questo è matto».

A Pellè è andata peggio dei predecessori illustri. La Figc ha parlato di «atto irriguardoso», il team manager Oriali di «comportamento inaccettabile». Perché oltre alla stretta di mano mancata, le parole scagliate contro il ct una volta in panchina hanno aggravato la situazione. Scena che va oltre l'adrenalina. E nella notte allo Juventus Stadium si era capito che non l'avrebbe passata liscia. Ventura aveva usato l'ironia: «Era arrabbiato per la sua partita...». Un'ora di nulla. In realtà per il ct aveva tradito la sua fiducia. E duri sono stati il capitano Gigi Buffon e Daniele De Rossi.

A quel punto Pellè si è messo al computer: «Eh sì!! Purtroppo, mi capita nuovamente di fare una cavolata». Il messaggio su Instagram in piena notte. Scuse, ma tardive per Ventura e i vertici federali decisi nel punire il bomber azzurro delle ultime due stagioni. Nove gol in 20 partite. Insomma si fa a meno di uno che ha segnato in azzurro lo stesso numero di reti di Totti e Boninsegna.

Non avrebbe comunque giocato contro la Macedonia per far posto a Belotti-Immobile. Partita da vincere. Dopo il pareggio a due facce contro la Spagna. Ventura di fatto ha ammesso le sue colpe: «Pensavo di chiudere gli spazi... Ma non succederà più. A costo di perdere, d'ora in avanti giocheremo con coraggio. È una lezione per me e per la squadra». L'impressione è che Torino segni una svolta: d'ora in avanti dovrà essere l'Italia di Ventura uscita proprio dall'ex casa del suo predecessore Conte. Lo Juventus Stadium ha anche detto che la qualità di Verratti, assente contro le Furie Rosse, sono indispensabili, Romagnoli e Belotti il futuro che è già presente. Pellè invece può essere il passato. Tutta colpa di una mano. Sempre la destra.

Irrispettosa.

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