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Pellegrino d'argento, l'oro sfuma per un metro "Non potevo fare di più"

Nella sprint cede solo al norvegese Klaebo «Lui è più grosso di me...». De Fabiani ottavo

Pellegrino d'argento, l'oro sfuma per un metro "Non potevo fare di più"

Meno di tre decimi e poco più di un metro. Tanto vale l'argento che, ieri a Seefeld, Federico Pellegrino si è messo al collo nella sprint a skating, che ha aperto i Mondiali di sci Nordico, in un finale prima lento e nervoso, poi a tutto gas. È vero: il re di Saint Barthelemy cede lo scettro del campione in carica 2017 a Johannes Klaebo di Norvegia, ma si ritrova, esattamente come lo scorso anno (ma in tecnica classica) ai Giochi di Pyeong Chang, vicecampione di specialità, sempre dietro al vichingo di Oslo, già leader di coppa generale e di specialità, e davanti al russo Gleb Retyvikh. Klaebo ieri è stato imbattibile, ed imbattuto, solo negli ultimi 200 metri di una gara da 1,6 km con volata finale per cuori forti.

Pellegrino è il primo a capire: «Con il vento da dietro, non ho chance perché Klaebo è più grosso e veloce di me». Ecco perché nell'ultima salita Chicco aveva messo la freccia, dando tutto, cuore e pelle, fiato e gambe: «Sapevo di dovermi mettere davanti almeno in quella salita e provare a prendermi almeno l'argento», dice Federico, autore di uno stacco leggendario che, poi, fra discesa e volata, non è stato d'oro per un soffio. L'istinto, invece, lo aveva portato ad affrontare le qualifiche con tecnica (e calma) da manuale, sotto il sole caldo, una nevina molle e l'azzurro del cielo e della tinta della nuova tuta. Pellegrino aveva scelto con saggezza la seconda sfida ai quarti, dominandola. In semifinale, prima di andare a vincere, si è tenuto lontano dalla pazza folla e da un pericoloso guazzabuglio che ha, invece, coinvolto proprio Klaebo e il russo Sergey Ustiugov: i due prima si toccano con le punte degli sci e poi, dopo il traguardo, arrivano quasi alle mani. Il russo, che aveva provocato, resta fuori dalla finale e il norvegese, a prova di labiale, ricambia la cortesia con un epiteto inequivocabile.

Mentre le batterie sono veloci - si viaggia anche sotto i 3 minuti - semifinali e finali sono più lente: in cima alla prima salita i sei campioni si fermano e si osservano tutti, in attesa che qualcuno abbozzi lo scatto. Melina e tensione: Pellegrino non cede, semmai insegue e recupera fino alla finale con il suo scatto d'argento che gli vale la terza medaglia iridata in carriera. Ora ne ha una per colore: «Ho fatto il meglio e oggi significa argento, una medaglia che dedico alla mia Greta (Laurent, fidanzata e fondista ndr), fra due anni ci sarà un altro Mondiale», dice lui, romantico e senza rimpianti. Più di così non si poteva fare: ci ha creduto anche Francesco De Fabiani, che dopo la doppietta di Cogne, proprio dietro a Pellegrino, ieri è stato ottimo e generoso nelle rincorse che l'hanno portato fino alla semifinale e a chiudere con l'ottavo tempo: «La mia semifinale? È stata una finale! Erano tutti forti e forse lo scontro Klaebo Ustiugov un poco mi ha danneggiato. In realtà, il podio di Cogne di settimana scorsa non fa di me uno sprinter nato, quindi io sono contento così», si schermisce il valdostano che ama (e fa bene) anche nelle lunghe distanze. In Tirolo lui e Pellegrino saranno in pista insieme domenica nella team sprint, poi Defa troverà anche le sue gare. Domani Skiathlon (Dirette Tv dalle 10.

30).

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