Calcio

Perché Cardinale si rivede nel film "Air"

Il n°1 del fondo che possiede il Milan: "Rispecchia il mio modo d'investire"

Perché Cardinale si rivede nel film "Air"

Gerry Cardinale, Milan, il Milan e lo stadio. Cronache di questi giorni, di queste ore. Il fondatore e maggior socio della RedBird Capital Partners, proprietaria del club rossonero, in settimana aveva partecipato al lancio del film Air, prodotto da Amazon Studies e Skydance Media, di cui la RedBird è socia. Il film, ideato, diretto e interpretato da Ben Affleck, racconta la storia dell'intuizione di Sonny Vaccaro, dirigente della Nike, che nel 1984 scommise la propria carriera e il proprio posto di lavoro su un ragazzino chiamato Michael Jordan. Come ha scritto ieri il sito Sportico, che con Cardinale ha parlato, nel film Jordan è costantemente presente senza mai apparire perché - dice Affleck - il ruolo è impossibile da interpretare. Ed è curioso come Cardinale, parlandone, abbia riconosciuto di esservi presente, quasi come MJ, nello spirito e nella filosofia: «questo film è la perfetta rappresentazione dei tre anelli del mio diagramma Venn e della mia maniera di investire: sport, media e cultura. È una vera e propria convergenza di fattori». Il diagramma di Venn, detto anche di Eulero-Venn, dal nome dei matematici che in due secoli successivi lo hanno elaborato, è un grafico nel quale si intersecano due o più forme geometriche e in cui le parti comuni sono situate, appunto, nello spazio di intersezione. Ma quello che è interessante, anche per capire meglio la mentalità del proprietario del Milan e del suo punto di vista sullo stadio, è quanto spiegato successivamente, citando il film: «attenzione: lo sport è parte di una bolla in cui le valutazioni degli beni mobili e immobili sono esplose ma le infrastrutture non hanno tenuto il passo. C'è la ricerca costante di come chiudere il gap tra i due aspetti, ed è in quel varco che di solito mi infilo io, creando nuove aziende lo sport oggi come oggi è narrazione dello sport. È storia di una cultura . Ma per come la vedo io, lo sport in sé ha raggiunto il massimo dell'espansione, sembra di essere al tempo della crisi dei tulipani di cui parlò Adam Smith. Sai, quando senti che troppa gente parla liberamente di sport come di una classe di attività finanziarie, quello è il momento di dire ahia. Vedi tutti questi investimenti per acquisire quote di minoranza in club che controllano valutazioni di alto livello ma senza una gestione concreta, e questo è solo perché chi investe vuole poter dire di aver barrato la casellina e di avere una vetrina nel mondo dello sport. E invece tutto questo è contrario alla teoria dell'evoluzione. Ecco perché penso che siamo in una bolla».

Mani sul volante, e attenzione.

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