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Perché Gattuso ha soltanto da guadagnare

Perché Gattuso ha soltanto da guadagnare

In una sola frase del sabato del villaggio rossonero c'è tutto lo sgomento e la forza del Milan malridotto di Rino Gattuso. «Se li aspettiamo negli ultimi venti metri ci prendono a pallonate, non so ancora come e dove aspettarli», è la confessione pubblica di questo calabrese di scorza durissima cresciuto insieme al suo gruppo di apprendisti milanisti falcidiati da troppi infortuni («sono strani» la sua definizione) e adesso pronti a battagliare che non è precisamente una strategia calcistica. Si capisce al volo che l'impresa per una squadra senza 4-5 titolari e con una panchina ridotta all'osso per la sfiducia in taluni esponenti, appare disperata al cospetto della più forte del reame. E nella disperazione dell'emergenza possono venire a galla energie e risorse inaspettate, proprio com'è successo a Udine, nel finale, com'è accaduto contro il Genoa, come puntuale si è verificato persino a Siviglia, al contrario della fatale distrazione del derby che ha lasciato una ferita nell'animo più che nei muscoli.

Gattuso è uno sveglio. Sa ascoltare e prendere nota, specie se poi dovesse sentire da Fabio Capello, dopo la Champions, che l'errore del Manchester è stato quello di lasciare libero Bonucci di calciare e dettare traiettorie strepitose. «Dovremo impedirglielo», è la ricetta elementare di Gattuso che è già uno spunto utile per capire che tipo di partita sta preparando. Sta scavando delle trincee per evitare che CR7 arrivi, in corsa, e con l'autostrada libera davanti, dalle parti di Donnarumma. E per una volta nessuno oserebbe censurare Gattuso se dovesse giocare, inseguire e lottare per un pari, strappato con i denti, con la forza dei due piloni centrali, Kessiè e Bakayoko, che sono l'impalcatura dello schieramento, e magari col contributo del talento balistico di Suso che è l'unico capace d'inventare qualcosa dalle parti di Bonucci. Già, perché neanche Higuain che pure ha riparato il danno alla schiena, è in grande spolvero per la sfida che ha atteso, con pazienza indiana, dall'estate, da quando venne messo alla porta senza molte spiegazioni, come un domestico.

Perciò ha tutto da guadagnare e quasi niente, se non l'onore, da perdere il Milan di stasera pieno di cerotti.

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