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Una perla di Saùl fa brillare l'Atletico

Il baby di Simeone segna un gol alla Messi. Traversa di Alaba, palo di Torres: al Calderon la Champions è spettacolo

Una perla di Saùl fa brillare l'Atletico

Ha vinto l'Atletico, il Bayern è uscito lento e potente col passare dei minuti, ha tirato fuori i cingoli e l'Atletico non è più uscito sereno da qualsiasi angolo del campo. Alaba a inizio ripresa ha colpito la parte bassa della traversa con un sinistro da quaranta metri che Oblak ha visto solo dopo che è rimbalzato in campo, poco dopo Javi Martinez ha costretto il portiere dell'Atletico alla prodezza su colpo di testa ravvicinato. Fuori Coman dentro Ribery, fuori Alcantara dentro Müller, a Guardiola serviva un gol. Il solco lo ha tracciato il palo colpito da Fernando Torres che ha interrotto la furia tedesca e ridato un certo equilibrio alla semifinale che si stava mettendo male per Simeone. Ma non c'è stato respiro fino alla fine, ad ogni attacco poteva uscire qualcosa, eppure gara di una correttezza esemplare.

Semifinale vera, subito, Diego Simeone molto eccitato, stadio bollente, e dopo una decina di minuti il vantaggio di Saul Niguez. Osservare Neuer che s'allunga e non ci arriva è un evento nell'evento. Il ventunenne capitano dell'Under spagnola parte dalla trequarti destra, fa fuori tre o forse quattro difensori tedeschi controllando sempre e solo con il sinistro, alza gli occhi e sferra un diagonale che fa secco il portiere della nazionale tedesca. Tiro a giro, forse addirittura palo e rete. Male, anzi malissimo tutto il pacchetto difensivo bavarese, Alaba addirittura si gira e sul sinistro di Saul mostra le terga, gesto che da noi vale un turno di riposo anche in Lega Pro. Disperato e inutile il tentativo di Vidal che gli si getta ai piedi. É il gol che innesca una partita da battaglia da strada, il terreno preferito del Cholo. Con minuti supplementari di festa al Vicente Calderon dopo l'ultimatum tedesco che invitava i colchoneros a brindare prima, perché poi sarebbe stato troppo tardi.

Il Bayern un po' si è ribellato, Guardiola ha abbandonato subito il possesso palla, se mai ne avesse avuto l'idea, e i tedeschi si sono riversati nella metà campo spagnola con evidenti problemi in fase offensiva. Robben squalificato, Müller e Ribery in panchina, davanti Lewandowski circondato e in serata tiepida. Si incarica Griezmann di sbagliare il 2-0 in contropiede vanamente inseguito da Martinez.

Da Guardiola ci si aspetta qualcosa, davanti non ci sono sbocchi e in panca c'è anche un certo Goetze, uno che in genere risolve ma che Pep ha tolto dal radar da tempo, non lo vede, lo umilia costantemente, ne fa ricorso quando rimane a zero risorse. Anche Simeone si aspetta qualcosa, oltre alle tre giornate di squalifica in campionato piovute addosso a poche ore dalla sfida con i bavaresi. Contro il Malaga, ha gettato in campo un secondo pallone per costringere l'arbitro a fischiare l'interruzione della partita su un contropiede pericolosissimo. Forse non l'ha tirato proprio lui, ma forse è partito da lui l'ordine. Comunque s'è preso tre giornate, praticamente fino alla fine del campionato, quelle in Champions sono le sue ultime panchine di stagione. E sembra proprio che abbia deciso di godersele tutte fino in fondo.

La partita però è stata bella, vivace e confusionaria. Se fra City e Madrid era prevalsa la tattica e la paura di subire un gol, qui ci sono due club che giustificano la loro presenza a una semifinale Champions, nel primo quarto d'ora c'è stato lo stesso numero di tiri in porta di tutti i 90' dell'altra semifinale.

L'1-0 ci può stare, l'esterno destro sul palo di Fernando Torres lo giustifica, restano 90' alla Bayern Arena.

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