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Pertile, fatica di legno Tra Gatlin e Bolt il giorno della verità

Il 41enne maratoneta sfiora il podio ma per gli altri azzurri è un'ecatombe Mo Farah ancora padrone dei 10mila

I duellanti si sono presentati, meglio Gatlin (9"83) di Bolt (9"96) nella sesta e settima batteria dei 100, ma è oggi il loro appuntamento al corral del mondiale nel Nido di Pechino dove ieri Mohammed Farah ha difeso la sua corona nei 10.000 metri. Li domina dai Giochi di Londra di 3 anni fa. Ieri ha strappato le catene che volevano legargli ai piedi i calunniatori a caccia della testa del suo allenatore cubano Salazar, i tre keniani e l'americano Rupp, ha ingranato la sesta marcia, che solo lui possiede nelle corse di lunga lena, a 500 metri dalla fine, ci ha messo 54" per mangiarsi l'ultimo giro, chiudendo il chilometro finale in 2'28", vincendo in 27'01"13 i 60.000 dollari per la medaglia d'oro staccando Kimsang Kamworor (27'01"76) e l'altro keniano Paul Tanui (bronzo con 27'02"83).

Giornata mondiale per faticatori e donne muscolose con la pesista tedesca Schwanitz che ha soffocato il tifo cinese per la donnona Ljao Gong. Prima della gloria di Mo Farah, somalo che corre per l'Inghilterra capace di onorarlo con il titolo di commendatore dell'Impero Britannico, il cielo sopra Pechino ha conosciuto un giovane talento eritreo, il diciannovenne Ghirmay Ghebreslassie nella maratona illuminata anche dagli unici due italiani usciti a testa alta dalla prima giornata. Il quarantunenne padovano Ruggero Pertile, ex commesso di un supermercato prima di scegliere la corsa di lunga lena, ha accarezzato con orgoglio la sua medaglia, anche se era quella di legno del quarto posto dietro al ragazzo del Corno d'Africa (2h 12'27"), l'etiope Tsegay (2h13'07") e l'ugandese Mutai (2h13'29") con un tempo di 2 ore 14'23" che è da considerarsi impresa in una corsa di maratona disputata a 30 gradi con l'80% di umidità.

Protagonista Pertile, ma anche il campione d'Europa Meucci che ha perso almeno un minuto, al momento dell'attacco finale, per un problema intestinale che lo ha costretto a fermarsi quando si era intorno al 35° chilometro, respingendolo all'ottavo posto finale.

La maratona è stata solo un'illusione per l'atletica italiana. Lo avevamo capito già alle qualificazioni del peso femminile in mattinata dove la capitana delle azzurre Chiara Rosa era uscita dalla finale lanciando a 17.54, troppo poco per essere fra le prime 12.

Poi la nebbia in pista. Fuori dagli 800 il promettente Benedetti, 8° nella sua batteria in 1'48"15 (27° assoluto), nei 3000 siepi il bergamasco di origini africane Chatbi e nei 1.500 la Magnani. Per chiudere le delusione sulle corse il modestissimo 10"41 di Riparelli nella prima eliminatoria dei 100 metri, ad oltre sei metri dal peccatore redento Powell (9"95). Tristezza anche sulle pedane perché dopo la Rosa venivano eliminati il martellista Lingua e la triplista Lamantia.

Sapendo già che la seconda giornata in chiave azzurra non ci darà sollievo, zero italiani in gara, concentriamoci su questo 100 metri che alle 13.10 ci darà i finalisti e alle 15.15 ora italiana ci farà sapere se Usain Bolt non ha più sulle ali la magia che lo faceva atterrare così lontano dal resto del mondo. Dicevamo di batterie che hanno permesso a quasi tutti i migliori di correre in maschera come il Gay che ha corso in 10"11 avendo un forte vento contrario. Da tenere in giusta considerazione il ventenne statunitense Brummel, 9"91 nella quarta batteria, e il francese superincerottato Vicaut 9"86 nella quinta. Per Gatlin, in nona corsia, il 9"83 spiega abbastanza, ma non tutto, è stato uno dei pochi a correre con vento favorevole superiore ai 2 metri. A Usain Bolt, invece, non è bastato lo stimolo di Rodgers, ad un centesimo dal suo 9"96, a chiarire se davvero ha perso gli artigli. Oggi sapremo.

Le finali di oggi: 12.30 Martello m., 13.30 Peso m., 13.40 800 gara finale Eptathlon f., 15.

15 100 m.

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