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Petronella picchia sulla Signora di CR7. Ma la polizia chiude il caso per stupro

Il portoghese non sarà processato. La ex Ekroth: «Vietato parlarne»

Petronella picchia sulla Signora di CR7. Ma la polizia chiude il caso per stupro

C' è una bella ragazza svedese, Petronella (Hilda) Ekroth, una 29enne bionda che poteva fare l'attrice o la modella, altro che calciatrice in mutande e maglietta, che sta movimentando il mondo Juve. Sul caso CR7 ha montato il suo atto di accusa al club bianconero dove ha giocato nell'ultima stagione, prima di tornare in patria nel Djurgarden. Anche se ieri la procura di Las Vegas ha fatto cadere tutte le accuse nei confronti dell'asso portoghese sul presunto stupro avvenuto in un hotel nell'estate del 2009 ai danni dell'ex modella Kathryn Mayorga. «Assenza di prove chiare sulla base delle informazioni ricevute», così il comunicato del distretto della contea di Clark. Ronaldo si era sempre detto innocente e i fatti gli hanno dato ragione.

La Petronella succitata fa tanto assonanza con la Petronilla dei fumetti che inseguiva Arcibaldo, il marito ubriaco, con il mattarello in mano. E davanti ad un giornalista dell'Expressen, da stopper si è tramutata in centravanti di sfondamento sui metodi di casa bianconera. Tanti si rifaranno al MeToo che ha cominciato a far moda e non la smette più. Ma qui pare soprattutto la divagazione psico-sociale di qualcuno che dovrebbe andare a lavorare in azienda o in fabbrica per capire che c'è di peggio del «dovevamo mantenere un basso profilo e lavorare per i valori del club». Riassumiamo: Petronilla accusa la Juve per queste ragioni. Caso Ronaldo: «Ci hanno vietato di parlarne. Siamo state zitte non lo abbiamo menzionato. Mi sono chiusa in me stessa perché ho sentito che le mie opinioni non contavano». Ambiente: «Mi è sembrato un po' come fossi in una prigione. Non potevo fare tutto ciò che volevo». Straniere: «Non credo le calciatrici straniere fossero trattate come le italiane. Certe volte mi sono chiesta se fossi a Candid Camera. Poi mi sono abituata». Facile dirlo una volta lasciata Torino, più difficile puntare il dito stando in mezzo a tale tormenta di ingiustizie sociali. Poi ha provato a fare marcia indietro, ma troppo tardi.

La Juve ne esce ammaccata in qualche aspetto. Anche se Barbara Bonansea, attaccante bianconera e azzurra, ha subito rinfacciato: «Allora anche la tua gioia era finta». Era intuibile che il caso Ronaldo, vista l'importanza economico-affaristica del soggetto, andasse trattato con i guanti. L'ordine del silenzio va un po' oltre. Maneggiare CR7 con cura è stato il primo comandamento imposto pure a Sarri. Meno credibile il distinguo tra italiane e straniere. Fin dai tempi di Boniperti l'ordine di scuderia chiede disciplina, silenzi e tutti a lavorare. Un po' ambiente di soldatini come diceva Cassano, ma neppure un covo di arcigni nazionalisti maschilisti al potere.

«No woman, no cry», donna non piangere diceva Bob Marley.

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